il baluginar d'Afrodite stella
da una mela di netto divisa
mi pungola di primavere dischiuse,
s'aprono i pori di parallello inferno
un baratro di visioni è
quello sguardo fisso
che mi rende plastica bruciata.
( l'aria m'è acre di cose non dette)
Carne mia,
sei fiore?
Erbaccia da estirpar
come il ricordo acre
del sapore della neve
che ci chiude in casa
inventando chimiche e stratagemmi ?
Sei frutto
o sol foglia secca
che si bea
di necrofilo incanto ?
Chi sei, dimmi ?
Chi è era quel fantasma
che ci ha amato entrambi ?
Non parlare.