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Pubblicata il 04/01/2005
Accogli il mio odio
acerbo di frutto che io stesso
divoro
idea di bellezza sublime
quando ti fisso oramai
colata come olio bollente
in mezzo alle mie gambe
paragonarti al vento
è dare ghiaccio all'aria
tu che sei la mia spina
tu che sei la radice in me
chiodo nell'ipocrisia
ammorbidito da lacrime
sfuggi per non avere
quell'attimo di follia
corno nella roccia, creatura
sbattuta, pensieri d'amore
sul tuo corpo divino
dove la morte si spoglia
di tutte le sue foglie.
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