PoeticHouse - Il Portale dei Poeti e della Poesia
Pubblicata il 30/12/2004
Ti saresti fatta una risata
bianca e 'masculara'
per quella sfilza di uomini in completo scuro
e un cappio di seta firmato
in slang politichese in riva alla tua bara.
Avresti detto:
Uè! Becchini in salsa salentina
FuoriLecce
contatevi i bottoni fuori dai miei piedi!

La densità della luce del tuo salotto
un vecchio grammafono chiuso
un amico che arriva per un caffè dialogico
e il tuo nome sulla porta di legno scuro.
La sensazione, mia, di essere arrivata troppo tardi.
Volevo parlare con te. Sentire le tue battute taglienti, le falene delle tue parole. L'olio della tua memoria.

Troppo tardi. Strana parola 'tardi' in questa terra di funghi e di fauni,
tu che cercavi liane aroboree e code di sirene
dai seni piccoli
le coste traforate dalle palle turche
i pomodori e le anguille
certa luce filtrata dalle pietre screpolate
nei paesi due lingue
più vicini ad Atene che a Roma
come i poeti amici tuoi:
Pagano, Bodini, Comi.
Gente del sud in preda
a un complesso di superiorità. Per fortuna.

I tuoi racconti sono viola, come aureole di olive intorno all'albero del contrattempo.
Sono rosse, come la bandiera dei tuoi vent'anni,
appena cinquant'anni fà.
Tu, al timone della tua barca
sola come un vero marinaio
nel cuore il sogno di fondali pescosi.
Nella tua rete di scrittura
il buco fino della terra che ti ha dissipata.

Volevo solo parlare con te. Troppo tardi.
Ed è come non sapere più dove abiti.
Non qui.
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