E mi trucco con maschere antiche per
spogliare il carnevale del viver quotidiano.
Mi incero il viso con il bianco dal
sapor di gesso ed esco, sorridendo,
tra i profili esemplari di persone stordite e
felici...
Osservo e sono scrutato...l'uguaglianza
che ci lega urla, in me, come lo strazio
assordante dei dannati bruciati.
Insulto chi sono...con convinzione estrema
e la vigliaccheria del delegante.
Insulto con ferocia le componenti che
mi creano e che profondamente abiuro
percependole nei mostri che mi toccano.
Mi inoltro tra parole scritte e dette
di funghi pensanti e, travestito da gambo
come sono, posso addentrarmi nei rilassati
e rilassanti pic-nic dei miei simili...
Anelo il dolore, nell'astrusa serenità
che li anima...
Anelo l'arte, la sofferenza, nel ridicolo
e demagogico canto che mettono in scena.
Vorrei uccidervi...e uccidermi,
per lavarmi dalle vene quelle
briciole di gioia cancerogena che vi ha
reso ignobilmente contenti e accontentati.
"Qual'è la tua più grande paura?"
"Che la gente mi veda come io vedo la gente"
Touchè Monsieur Arthur...