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Pubblicata il 02/12/2004
Erta, che dal ciglio del monte
contavo di passi per giunger
a casa, ricordi le grazie di piedi
sottili e leggeri in fatidica ascesa
d’un fumo chiamati a promessa
di nuove imbandite delizie?

Rammenti i rumori dell’opere al porto,
sul mare l’estate esplosiva
portata all’umana coscienza dai gridi
sfumanti dei bianchi gabbiani
nell’ore degli ozi e dei sonni sudati
che il fresco di piante ristora?

Nel freddo del vento che soffia
quest’oggi, portando la pioggia a folate
rivedo nel cuore i tuoi sassi
d’un chiaro biancore accecante, risento
la polvere alzata sul viso fanciullo,
ritrovo l’odore dell’erba tagliata.

Lontano m’ha preso la vita e lasciato
nel pieno di nubi e foschie
ma l’erta s’inerpica ancora, l’estate
disegna di verde e d’azzurro i suoi giorni,
contorno al rumor d’altri piedi sottili,
leggeri, che un tempo furono i miei.
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Piaciuta !! Ciao Anna

il 09/10/2013 alle 21:51