Viveva nel borgo un bibliotecario
che dipingeva il suo borgo vario;
di sue follie riempiva un diario
per ricordare le agonie e il lento itinerario.
Ma una notte d'inverno al solito orario,
non recitando un solo rosario,
si gettò lesto tra i ferri del binario
e non ebbe neppure il corteo funerario.
Andarono ad occupare l'ultimo ossario
le ceneri senza lapide dello strano bibliotecario;
ma oggi riposa nel mio inventario
la salubre pazzia di quell'uomo immaginario.