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Pubblicata il 30/11/2004
Lontano da lei…rimase solo il sacco del mio corpo, svuotato dai semi del nostro amore
Tornai a casa e sulla strada mi seguì come un ombra la forma del mio dolore.
Fermo e con occhi tuonanti…come la quiete oceanica che preannuncia il nubifragio
Mi stesi sul letto in attesa dell’oscurità silente della notte.
Guardavo il soffitto immaginando sopra di me il sorvolare di spiriti che mi conoscevano
Spiriti che abitavano la mia casa e che sedevano accanto a noi due;
Spiriti gentili che cullavano le nostre scene, dirigendo i nostri corpi l’uno verso l’altro
Spiriti che sedevano sulla sponda del nostro letto e ci carezzavano con ali mentre dormivamo
Il buio penetrò con i suoi raggi la mia stanza, poggiandosi come una panno bagnato sul mio corpo arreso
E nella notte che tutto divora, la sordità si spaccò, incollando alle pareti il mio pianto.
Mi alzai lentamente ed a piedi nudi raccolsi metri di tristezza….fino a quando caddi a terra
Un’anima piegata in ginocchio con mani-martello che percuotevano linee discontinue di marmo
Il mio pianto era ancora lì e cadeva come pioggia battente sui mie pugni serrati
Quelle gocce di dolore cavalcavano come delfini nel mare le vene delle mie mani…
fino a quando ……….. caddero inermi in terra
le vidi immobili, arrese come arreso ero io
ma non le abbandonai ad un destino finito
sciolsi una mano dal pugno ed iniziai a scrivere con lacrime e dita la nostra storia
“ ci furono soli che invidiarono il nostro bagliore,
ci furono sorrisi che legammo l’uno all’altro come collane
e che portammo con noi sui viali delle città
ci furono piogge da cui non ci riparammo, stringendoci l’uno all’altra
mescolando assieme brividi di passione
ci furono distanze che avvicinammo nei sospiri di voci chiuse in un telefono
Ci furono stelle cadenti che accortesi di noi, decisero di non morire
rialzandosi dal loro eterno sonno ed inventando nell’oscurità, danze luminose
Ci fu il mio russare ed il tuo sentire
Ci furono le tue mani nella notte, intente a seguire i percorsi del mio naso
Ci furono i miei occhi appena svegli
che detestai, poiché abbandonatisi in un sonno buio
che mi aveva tolto per infiniti minuti il piacere di vederti vivere accanto a me.
E’ passato tempo da tempo da quel che eravamo, forse abbiamo foto che anelano alla luce.
I sogni madreperla, non hanno più lo stesso bagliore
Ti amai perché così doveva essere e scelsi di non vederti più.
Eri mia e di nessun altro.
Seppur assetato non ti berrei, se trafitto da mille pugnali,non chiamerei aiuto
Ma mi rifugerei in un angolo buio della città, a sanguinare, a star zitto, a morire.
Mi piace pensare che due ragazzi, un uomo e una donna, esistevano parallelamente a noi,
un altro me e un’altra te, ma con più fortuna di noi.
Essi si amano come il primo giorno, ed il pianto del loro bimbo è l’ugola della loro passione.
Nel tepore delle loro mura, consumano mano nella mano i loro giorni, il sacrificio vale un prossimo bacio.
E mi piace pensare che fummo noi due da quest’altra parte della realtà
a suggellare il loro amore sempre più, ad alimentare con in nostri sbagli il giusto cammino per la loro via.
Un altro me ed un’altra te stanno facendo l’amore stanotte, ed io sorrido.
Tracce di te sono in me, tracce di me sono in te.
Questa è la nostra storia.





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e che bella storia, peccato sia finita.

La prox volta che ti capita di scrivere un'altra storia riusciresti a spaziare di più i versi... facevo fatica a tenere il segno durante la lettura

ottima pure la ricerca delle parole

Ciao

Dario

il 30/11/2004 alle 17:37