Credevo
di essere
un figlio della dannazione,
un idolo caduto
dall'altare dell'oblio,
un falso dio
rinnegato e
polverizzato.
Credevo
che il domani
sarebbe stato
una scura notte
senza stelle
ne anime erranti
a deridermi,
almeno
a deridermi.
Passavo il mio tempo,
sperduto
nell'oscurità
della mia camera,
giacevo
nell'ombra consolatrice,
complice
di una solitudine
fatta di rancore
e di impotenza.
Tempo
era per me
un destino incombente,
sospeso
tra la voglio
di combattere,
e la mancata volontà
di farlo.
Pensavo...
Credevo...
Finché giunse
quel giorno...