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Pubblicata il 18/11/2004
Accolto con calore dal caotico
movimento della superficie
di questo liquido amniotico
mi ricalco una sacra effige.

Raffigurazione della sfumature
che assume un morto errante
che non necessita di corporee cure
ma una coppa di linfa dissetante.

Attraverso l'infinito,
dalla vita
sono bandito,
anima assopita.

Scompaio e riappaio come un lampo
e con la stessa velocita percorro
un nero, vigoroso e spinoso campo,
nel buio, dove il mio sole è sorto.

Vieni perduta pecorella
segui il mio cammino
e nella mia rossa cella
mi farai da vino.
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veramente splendida, è un inno alla vita o un inno alla morte? Sembra di ascoltare il battito del cuore, il suo pulsare, lo scorrere del sangue.
Anche io ho scritto alcune poesie sui vampiri ma non erano altrettanto intense. Elaine

il 18/11/2004 alle 15:34

Grazie, comunque non può essere ne un inno alla morte ne uno alla vita, visto che i vampiri non solo ne viv ne morti, ma soltanto maledetti dal sangue, buio ed eternità...

Un saluto,
fallen.

il 19/11/2004 alle 14:03