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Pubblicata il 17/11/2004
Quadrati sottili
s’accendono a caso
Solo nella freschezza di pino
con questa città che mi cinge
di contemplazione silente.
Spettabile sonnambula
sul filo di grondaie sature
d’umori vari liquefatti,
mezzaluna di taglio netto,
scodellata di ambizioni
vorrebbe rovesciare
sul tutto sul nudo cittadino.
Due dei miei tre occhi sono chiusi,
vedo solo col presente la vena pronta
la miniera aperta di natura immensa
sbattuta sulle facciate barocche
antonelliane romaniche.
Sgorgo la discrezione dei lampi muti
baluginanti in collina
dove fluttuano spettri
ed in pianura dove gambe nude
d’animate cariatidi
misurano la notte dall’alto dei marciapiedi,
dove un vecchio ha un urlo
ma lo conserva tra i pochi suoi averi
elargendo solo smorfie
variegate maschere di solitudine.
E mi domando più inquieto
se non s’illuminino come brevi solferini
se non s’illuminino anche i colombi
i gatti i cani scacciati
i platani in fila composta
loro malgrado dal metro campione definita,
s’illuminino seppure come serpi di fluoro,
quelle crepe nel buio,
là in fondo al buio
e per un secondo di luce d’albedo
o come nella tarda sera
di San Giovanni ai Murazzi
quando le acque del fiume
dall’Umberto I
paiono sanguinare senza una croce,
scorrendo sotto la spera fatale
al ritmo ostinato e sistologico
di un cuore
e di una città che muore
ancora una volta, d’estate.

1987
(da Orizzonti solcati, ed. Pentarco, 1989)

.....tanto per cambiare discorso!
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molto bello quel tuo "terzo occhio".
quello osservatore
e anche pensante!
che ti fà scrivere, poi, simili "chicche".

ciao e non cambiare discorso...

pat.

il 17/11/2004 alle 10:19