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Pubblicata il 15/11/2004
Si fonde nel piombo
chi mi ha posseduta
nei giochi della notte
inondando d'acqua
che non bagna e non disseta
gli spettri muti,
castigati al ristoro lontano.

Dura la crosta del pane
che costringe le dita
a spezzare parole morte
in mille rughe di terreno,
quando un monte nasce
all'istante e più non serve
lo scudo o la spada.

I figli appesi ai miei fianchi
pregano miele alla rupe,
inventano olio alla roccia:
araldi di nuovi sepolcri,
convulsi alle foglie
di arbusti materni.

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E' davvero una bella poesia, costruita con maestrìa... complimenti e ciao

il 15/11/2004 alle 20:29

Grazie soffio, mi rasserena e mi concilia con me stessa il tuo commento.

Donatella

il 15/11/2004 alle 23:28