Di me
il solcare delle fragili mani
in luce oscura
di un viso che mai fu definito
e l'antro dove scenderono e ancora
particolano le sorgenti d'amore
quando allo sguardo nell'infinito
tacciono queste povere ossa
di muoversi come ossesse.....
e tu, piccola natura del grande cielo,
che siedi intorno ai sospiri,
penzolando colori e forme
ed ancora insisti ai confini, regioni
infinitesimali nel cuore mio
che perdoni........
Ohhhhh! Quanto perdoni!
L'essenza ad ascoltarti
mi preme, come amore distinto
l'un l'altro ci avvinghia d'amplessi.
E si fanno le notti passando
testimone il vecchio tempo
al mio corpo in fermento,
è la tua voce sensuale
il nudo che si fa nell'etere
puro e religioso
si matassa rete di dolcezze.
Perchè io vissi di questo amore
stemperato dolore?
Perchè un evento, sia
un batter di ciglio, una ruga imperlata,
il fondersi sereno di battito d'ali,
una penna che fiocca al mio sasso
deposta, e deposta è la mia vita?
Che amor sia il non scegliere che la vita
intera? Senza specificate speranze
aquiloni di luce nel vento?
Una croce
ognuno per la sua strada
radice e fusto impala.......
in me, se tu mi credi,
quando spunta il sole
ritaglia un velato sorriso
e più non posso d'altro
futuro ed amo, amo, amo
un oblio elettrico
di una corrente mai finita
nell'alcova del corpo
tranquilla m'è erotismo
impossibile
toccare la terra percependo stelle,
lo spiegarsi di questa follia
viene come una cioccolata calda
godendo del lasciarsi bere.
E quegl'inguini a cui delegasti
il piacere, è tutto quanto il corpo
orgasmo intimo,
la posizione del cervello che non si trova.
Ohhh! Divinità del Pantheon antico
così vicine e pagane e folli!
Credo in me?
No! Lo stare in me è senza parole
che accalora di vampate i freddi
e tu.....tu se mi fosti vicino
gli argini non ci conterrebbero
l'infinita
processione d'effusione amorosa.



in visita all'opera teatrale "Delirio amoroso" di Ada
Merini