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Pubblicata il 30/10/2004
Pigrizia

Mi muovo soltanto col soffio del vento,
e sol col mangiare pronunzio parole.
Encefalo piatto o furbizia imminente?
Vi lascio col dubbio di un uomo vacante.
Son fermo sul posto e attendo il suo moto.
Salite! Di corsa!
E’ partita la giostra,
ma muto il mio udito alla vostra risposta.

Ira

Raggiunsi l’immenso e lo eguagliai,
molecole impazzite infiammarono l’ intorno.
Gremire l’infinito, colmarlo di spazio e di calore.
Suicidio immorale poi dissero tutti,
nell’ istante di attesa della loro distanza.

Avarizia

Indispensabile sintesi.
All’ ingrasso potrei morire!
Accumulo doppioni di letame,
e mi servo alla tavola sinuosa.
Implodo di ciò che mi circonda,
ma non mollo!
Stagnatura a pelle giunta,
che non lascia cicatrici.
E quel granello è ormai in volo!
Mi sgomenta d’apprensione,
e nel fracasso più assordante cade al suolo.
Ridestandomi di rabbia,
schiudo il pugno senza fondo.
E nel ripetersi perpetuo,
spargo il resto su me stesso.
Sunto forse troppo ampio!
Strappai pagine di vita,
una ad una,
due a due,
tre a tre,
e così dall’ ultima alla prima,
sicché l’ ultimo mio battito,
non fu l’ uomo in copertina.

Gola

Dei cinque ne basterebbe uno,
subdolo ma efficace.
Li venderei,
ma per farlo ne ho bisogno.
Intanto afferro, mastico, ingoio,
e ogni tanto,
involontariamente,
sputo fuori quel che è troppo.
Poi ricomincio finché l’ordine dei gesti,
nell’ eccesso,
non ha più alcuna importanza.
Mi sazio della sofferenza di chi,
guardandomi,
crepa nell’orribile visione di se stesso.
Nel ricordo di me,
poi,
e dell’istante decisivo,
mi conservo coerente,
uccidendomi di ciò che mi ha nutrito.

Lussuria

Sentivo il tuo odore e non mi bastò,
al mio cinico sapere ignorante,
tu,
non feci caso.
La mano grassa si plasma,
al tuo interno,
nel risvolto ludico del tuo corpo.
Meccanico è il piacere materiale,
biblico,
nell’ ammasso fisico in cui mi specchio.
Chissà come la ritrovo,
poi,
la tua consueta immagine filiforme.

Superbia

Porgo il mio udito a voi,
esseri immondi,
nell’ infinita distanza che ci separa.
Nel buio nessuna sfumatura è visibile,
bianco e nero.
Il mio Io,
nell’ immagine orgogliosa,
altera di sapere,
si amplifica e giudica,
indicandovi.
L’indice magnificente,
ritraggo,
nello sgomento del toccarvi.
Ricomposto mi elevo alla copia di me stesso.

Invidia

Smembrandovi ludicamente,
assaporo l’istante,
in cui traviato dal vostro incanto,
vivrò della mia luce riflessa.
Cannibalismo cinico.
Specchio di voi mi frantumerò.
Nelle vostre spalle d’ egoismo morale,
attingerò marcando il cerchio.
E lì, all’esterno, vivrò.
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