Non sono le pietre la mia casa
Fu un fiume in piena nella bassa
a sradicare argini e radici
Anche le mie che non ero ancora
Nemmeno una ipotesi della ragione
Stanze in affitto in sottoscala polverosi
Paesani ospitali ma solo per tre giorni
Che dopo gli sfollati puzzano
E non se ne vanno più via
E fare giornata dove c’era bisogno
Tutto serviva per guadagnare
Soldi e rispetto e credito per il libretto del pane
E del calzolaio e poi sabbia e mattoni
vanga e picco sabato e domenica
che anche i pomodori costano
E secchi di malta la sera di tutti gli altri giorni
E la terra comprata e pagata a centimetri quadri
Che di più non se ne poteva
cambiali firmate colla mano tremante
Di dubbi e paure e preghiere anche al Santo
Poi fu casa e furono figli e salute intaccata
auto usata, cinquecento, che era meglio così
e poi ci si sta anche in quattro, che farne di più,
Adesso io so che non è di pietra la mia casa
Ma di fatica e timori e speranze
Legate col fil di ferro a quei giorni non miei
Caldi di fuliggine di stufa economica
E freschi di anguria nel ghiaccio comprata per strada
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