Italia mi guardò diverse volte,
Italia non parlava da anni
e anche stavolta
tacque; la stanza
era quadrata, piccola,
e piuttosto in ordine:
Italia giaceva sul letto, seminuda,
l'assistente russa sorrise non so cosa,
guardò l'orologio, tossì,
poi aggiunse: 'Sigarette!'.
Italia era gialla
ma di un giallo spento:
aveva gli occhi gialli,
la faccia gialla,
le braccia e le gambe
gialle, malate,
come di plastica.
Pensai al cristo di Gauguin,
così, all'improvviso:
quel cristo era Italia
e forse quel giallo era umano dolore;
Italia, Cristo, l'epatite,
le droghe, il giallo, Gauguin,
i pittori, la russa, il fumo,
dio, il caos, la croce infetta,
le sirene dell'ambulanza
che urlavano in preda al delirio.
Italia capiva le occhiate pietose,
Italia capiva tutto,
Italia mi strinse la mano
durante il tragitto, piano,
io sorrisi con gli occhi quel che potei.
Italia morì pochi giorni dopo,
alle 18 e 6 minuti,
con gli occhi all'indietro
e la mano, fredda,
a sfiorare il pavimento.