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Pubblicata il 10/10/2004
Piove, che la strada pare un fiume
di memorie liquefatte. Qualche lume
si rispecchia nel dolore, spunta il pianto
ch’è compagno al naufragare: neanche tanto
è poi il morire, ma il soffrire.
Quanto è troppo, come il sole sa che deve ritornare?
Nelle stanze un temporale pari infuria:
ombre smosse dai fantasmi dell’incuria,
dell’amor che tutto inghiotte e niente dona.
Ora un corpo vuoto giace lì dov’era una persona.
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