O nera signora, diva dell’eterno, regina dell’ultimo inverno.
Mai oserei danzare con te in riva al lago, sotto un pallido plenilunio.
O nera signora, quanti sono nati tra e tue braccia, tu sei da sola, sei vedova senza mai esser stata sposa.
O nera signora, povera quella gente che prima del tempo ti ha chiamato, alleviandosi le pene, con un taglio nelle vene.
O nera signora quando il respiro che uno fa, potrebbe essere l’ultimo, tu appari, lo guardi, lo sfiori, forse piangi per lui, che forse ancora era presto per prenderlo con te, e mentre gli si chiudono gli occhi, gli tendi la mano e gli strappi la vita.
O nera signora, nessuno ha visto mai il tuo volto, per poter raccontare la tua bellezza ingrata, maledetto fu Abele, il primo a cadere nel sonno eterno, addormentandosi sul tuo seno nudo.
O nera signora, in molti ti hanno decantata male, in poesia arte e musica, ti hanno chiamata in tutti i modi, non si sa quando arrivi a togliere la luce, quando troppo presto, quando troppo tardi.
O nera signora che farai quando avrai preso l’ultimo? Basta un tocco della tua mano, un tuo bacio e tutto cambia, diventi più bella e ti fai riconoscere, e sei fiera di aver colpito ancora, o nera signora.