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Pubblicata il 06/10/2004
Tu, silenziosa, che ancora accompagni
Il tormento d’essere e di esistere,
morbida immagine di cuore e di pelle,
anima che trasluce nell’identificazione,
sorreggi le ore dal libeccio che mi invade,
e che esplode in vortici ombrosi di mille dimenticanze.

Tracimato, ucciso dal fuoco che divora,
esule di lutti oramai certi,
nello specchio virtuale del presente,
si insinua la linfa di alberi assassinati,
di cieli che ritmano il nero
e rucola che l’ortica rende schiava.

La morte della vita muore alla morte,
e i desideri son zeppi di dolore, di rabbia
e di pioggie che devastano
i recinti protetti da assurdi pensieri,
che la mente proietta su fili spinati
di un ignoto teatro:
girotondo insensato.

Vorrei che uscisse questa rabbia dal mio ventre,
e senza piu’ pudore
urlare alla separazione
da quel Dio che s’insinua nelle pieghe dell’essere
e non pronuncia il Verbo,
se il cervello s’e’ bloccato
e l’aurora non portera’ piu’ gioia.

A te, eterna figura di donna,
vellutata nei gesti e nell’ardore,
tu, che silenziosamente m’accompagni
tra emicranie e morti strazianti
che ancora non dissolvono l’orrore,
a te dedico, nel mio ultimo istante,
rispetto al tanto tempo che tu avrai,
i versi che in questa pagina vedrai.



Firenze 5/10/2004


Federi’


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Cara Daniela,
ti ringrazio come sempre e per quanto attiene alla poesia, se me la rimandi, ti ringrazio.
Bacioni anche da Dany,
Federico

il 08/10/2004 alle 12:36