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Pubblicata il 05/10/2004
Una nera lama sulle sottili vene
libera un fiume di accesi rubini,
il più prezioso e terribile bene,
la testa risparmiano gli uncini
che per anni erano conficcati
cacciati dal regno dell’eterno
padrone dei sogni congelati.
Della quiete canta il merlo
dentro alla gabbia cranica
e quest’involucro pesante
di malata materia organica
si disfà in un sibilo tremante...
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suicidio o non suicidio? bho!!!!!! bella ma fredda almeno x me sei bravo ma anche triste molto efficace e poetica bravo a presto elf.

Fc.

il 05/10/2004 alle 20:05

continuiamo ad essere malinconici....bellissima la poesia comunque. Molto diretta e piena di emozioni forse inespresse

il 06/10/2004 alle 14:34