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Pubblicata il 22/09/2004

A casa mia si parlava il dialetto
Mio padre mia mamma e un nugolo di zii
Tutti ostinati a resistere
Loro alla vita, quel che ne resta,
E quella parlata rotonda nel ricordo
Parole lisce che mai inciampano tra i denti
Che intondano ungono ma anche
Abbelliscono spesso il suono
delle cose più ruvide
da riporre nei cassetti
con quaresime di ulivo
e foto ingiallite e mestoli di legno strausati
e rosari benedetti e il libretto del dottore che non si sa mai
Parole che solo a sentirle
Pronunciano dorata nostalgia
che congiunge mescolata e confusa memoria
di vivi e di morti e messe di suffragio
In un tutt’uno di presente
Gravido di acciacchi e lenti spesse
Che quella la parlata stretta pare lenire
È miele d’arnia, ambrato e amarognolo in fondo
parole di doppie scordate
Di zeta levigate e scambiate di posto
con le esse striscianti e umide
pari alla piena che un autunno inoltrato
volta le pagine del destino
legando si spago valige e lingue

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belli i dialetti...

il 22/09/2004 alle 13:11

come al solito sai raccontare poeticamente
anch'io ho una storia simile
l'ostinazione del dialetto a volte li prenderei a cazzotti per non essere cresciuti
altre li adoro perché la è la mia famiglia
là il mio nodo primordiale.
Mi hai fatto passare un sacco di cose alla mente.
bravo zo
un bacio
Kat

il 22/09/2004 alle 14:10

ed anche coloro che hanno voglia e capacità di tenerli stretti per non farli appassire....
Zordoz

il 23/09/2004 alle 08:50

Grazie kat,
le radici volenti o nolenti sono là, tra persone e cose e ricordi, ogni tando darci una sbirciatina a me serve per volare più basso oppure per capire perchè volo così basso..
Ciao
Zordoz

il 23/09/2004 alle 08:55

ti ringrazio io per esserti lasciata portare in sidecar attraverso i ricordi dai versi...(ci vuole anche fiducia nel sidecar)
Ciao
Sergio

il 23/09/2004 alle 08:58

bellissima bravo

il 03/05/2015 alle 12:42

Grazie sirinot46, bentrovato. sergio

il 07/05/2015 alle 22:08