PoeticHouse - Il Portale dei Poeti e della Poesia
Pubblicata il 19/09/2004
ora che era solo come un cedro in mezzo al deserto, e i suoi frutti potevano cadere senza speranza di dar alcun frutto, capì finalmente la verità.
I libri erano serviti certo, ma non a migliorare o a peggiorare il mondo. I libri non erano serviti assolutamente a niente. Qualunque uomo che avesse voluto capire la vita, avrebbe dovuto ascoltare solo la voce che dalle profondità del cuore gli avesse parlato.
Mentre pensieri su pensieri si accavallavano ancora in Mark, si sentì un poco stanco e si prese qualcosa: delle radici e dei frutti dallo zaino, come luci nello zodiaco, oltre all'acqua che come sempre portava, e si coricò su una duna di terra scoperta tra gli alberi nelle vicinanze del fiume, in quella zona così diroccata che pareva che mai traccia d’uomo vi fosse stata, poi prese uno degli ultimi fiammiferi e accese un fuoco, potevano già cominciare a ripopolarsi di animali selvatici quei luoghi e bisognava tenerli a bada con le fiamme.

Le fiamme.
Mentre il fuoco prese a scoppiettare luminoso, lui osservò ancora una volta il cielo della notte, quel cielo così strano di questo nuova era.
Pensò alle stelle e a come le avesse viste quel giorno: uscite fuori come da una pentola a pressione... ma non volle ricordarlo troppo, non voleva più ricordare quella sensazione di trovarsi su un ottovolante, e in quel mondo così freddo eppure così vibrante… di mille stelle che recitavano la loro folle processione sul firmamento, di milioni di comete che brillavano su nel cielo facendolo assomigliare alla parete di una cascata...
Dopo questi ricordi ritornò al presente… dicendosi "è meglio non pensare"…
Osservò le sue due gambe illuminate dalla saltellante luce della fiamma che usciva dal legno, e vide le sue due mani che come due saette nella notte si affacciavano sulla fiamma di questo nuovo sconosciuto mondo.
Gli animaletti, le cicale, i piccoli insetti che nei dintorni ascoltavano, lo udirono improvvisamente dire -Vedete... voi forse lo sapete meglio di me...- ma poi improvvisamente lo videro scoppiare a piangere come un bambino senza poter terminare la frase. Ovviamente non c'era nessuno ad ascoltarlo. Sarebbero bastati i pensieri e gli animali lo avrebbero capito.
Gli insetti lo videro portarsi le mani sul volto e gridare -e potreste dirmi allora perchè Dio mi hai risparmiato? Perchè non ha portato via anche me? Perchè ha lasciato solo me qua!-
Si formò improvvisamente un flash nella sua mente, e una serie di immagini come schegge che si proiettavano in lui: vide ponti che cadevano, vide strade sprofondare, vide il mare farsi alto per centinaia di metri, vide montagne abbassarsi e altre svettare su fino al cielo come giganti infoiati.
Rifuggì di nuovo quei pensieri, temeva ancora che sarebbe potuto ricapitare, anzi sapeva per certo che sarebbe ricapitato, ma quando fosse ricapitato lui non sarebbe stato più materiale, e avrebbe potuto osservare quella cosa dall'alto.

Si voltò... si trattava della vetta di una montagna, svettava li da settimane, non capiva perchè lo attirasse tanto. E in più non capiva perchè ogni notte continuasse a sognarla.
Era parecchio che faceva quel sogni, che ci fosse una vetta con un pascolo con mucche e cavalli... da due settimane faceva lo stesso sogno... una vetta in cui vivevano pastori… in cui vi erano esseri umani…ma ovviamente era impossibile.
E con quel pensiero sentì di nuovo la solitudine, si sentì esposto alle intemperie come il tetto di una casa, e tremendamente senza difese, un cucciolo d'uomo che doveva adattarsi ad un pianeta non più di sua proprietà... anche se sapeva che mai era stato possessore di qualcosa.

Era stato il destino del pianeta più forte dell'uomo.
La terribile situazione di un uomo che sa di essere l'ultimo rimasto al mondo, in un mondo che si sta disfacendo e risvegliando, lo fecero vibrare come oro nel piatto di un dio... e lo fecero di nuovo ricominciare a sognare.
Ma fu un sogno strano, di una dolcezza indefinita, di una comprensione che saltava al di la del cosmo, che superava le leggi dell'universo.
Si rese conto risvegliandosi che questo sognare o non sognare era molto strano, ancora quella montagna.
Ora che il destino era solo lo scherzo di una raffica di vento, lui, l'uomo, era solo una foglia finalmente... non aveva più potere eppure non ne aveva mai avuto così tanto, non esisteva quasi più niente nella sua vita che fosse sbagliato, era tutto ormai... immediato…
Un lupo avrebbe potuto affrontarlo col corpo o con l'anima… se l'avesse affrontato con l'anima nessuno dei due si sarebbe fatto del male, se l'avesse affrontato col corpo entrambi sarebbero morti.
Ebbene il lupo non giunse, aveva ancora la stessa domanda dunque: che cosa ci aveva guadagnato a scegliere di essere l'ultimo sopravvissuto alla fine del mondo?
Perso in queste domande non si rese conto che quello sarebbe stato il giorno della rinascita.

L’alba.
Il sole dell'indomani albeggiava sull'altra faccia del pianeta, ma già di primo mattino in quelle vallate abitate da quell'unico uomo, la sua anima era immersa solo in un dolore sconfinato e in una solitudine assetata. Sentiva la presenza dell'infinità, come galleggiando in un mondo che era come se dentro esplodesse di vita... ma in cui lui riuscisse solo a rimanerne fuori, un po' per gioco un po' perchè non aveva altro che la sofferenza che lo facesse ancora sentire umano, o meglio materiale.
Poco dopo il risveglio vide o credette di vedere uno stormo di gabbiani giunti da chissadove, forse salvatisi da uno dei disastri che si erano abbattuti tra gli ultimi, uno di quelli dopo dei quali si era presto detto “ormai morirò, me lo sento, Dio scenderà dal cielo e dividerà i buoni dai cattivi, e alla sua destra non gli rimarrà nessuno” ma Dio non era sceso per fare una cosa del genere… aveva ammazzato tutti tranne uno, per il semplice gusto di vederlo strisciare per il mondo fino alla fine dei suoi inutili giorni.
Quei gabbiani però iniziarono a radunarsi nelle sue vicinanze e cominciare a fare un gran baccano con quei becchi così inespressivi.
"Ma che volete" biascicò tra se il ragazzo di nome Mark "andatevene" quando qualcosa improvvisamente gli battè sul viso... un piccolo oggettino freddo dopo che un folto gruppo di pennuti gli era passato sopra la testa... L'aveva sulle labbra... la rigirò con la lingua, la toccò con le dita.
Ne rimase colpito.
Ma che significa?
Una lametta, aveva ancora l'aroma della schiuma da barba, una lametta nell'anno 20...?!

Si sollevò seduto sulla sua collinetta di terra e fissò le montagne in cima alla vallata, il sole cominciava a sbucare tra un taglio di due vette lontano. Vide un colore verdastro circondato da un alone blu vibrare all'orizzonte in mezzo alla catena montuosa, e vide una lieve foschia illuminarsi sulla vallata sotto di lui, vide poi la silenziosa natura giacere immobile dentro l'albra, poi improvvisamente, mentre stava fissando quel paesaggio così remoto, vide un lumino giallo brillare sul fianco di una montagna ancora immersa nell'oscurità ad est, fu una luce intermittente, improvvisa, che quasi gli ricordò un alfabeto morse.
Lo fissò. Un lumino ad est... era ... era...
Sentì il cuore battergli dentro, si sentì improvvisamente vivo, si sentì quasi uscire dal corpo per la gioia.
no
no
non può
essere vero!
Provò a convincersi che si fosse trattato di un abbaglio, l'immagine di un uomo abbagliato lo frantumò.
In fondo era quello che aveva sempre saputo: che non era l'unico sulla faccia della terra.
No
no
sono l'unico
non sperare.

Si accucciò su se stesso quel piccolo cucciolo d'uomo, e chiuse la mente un istante pingendo di cuore dentro di se, e cercò di ricordare, anzi molto di più, di riportare li accanto a lui il cullare di sua madre quando da bambino aveva freddo e fame, o semplicemente il bisogno di calore, e cercò di pensare al vigore di suo padre, alla sua forza di sperare, si sentì salire le lacrime agli occhi, chiuse completamente gli occhi esterni e aprì quelli interni... e vide sua sorella che era di due anni più piccola di lui, quando l'aveva lasciata in quell'aula scolastica quel mattino di due anni prima, quel giorno in cui erano cominciati i disastri, poi non l'aveva più vista, lui ne era stato trascinato via, e non aveva più visto nemmeno i suoi genitori, i suoi genitori fragili, limitati, eppure ciò che c'era stato loro dentro lui l'aveva visto, sapeva che lo avevano amato.
E poi in quell’istante sentì il dolore della lama che non ricordava più di avere in mano e che nella rabbia stringendo il pugno gli aveva ferito la carne.
Ora solo come un pesce in una bolla d'acqua incastrata dentro una montagna, condannato a vivere per l'eternità in un piccolo spazio di paura e nulla... si sentì quasi cadere le braccia per il dolore quando improvvisamente sentì quel... DLIIIN... vibrare di fianco a lui, gli era caduta la lametta da barba dalle dita.
Pensò al sogno di quel pascolo con le mucche e i cani, "io non posso non andarci" si disse improvvisamente "non posso evitarmi di fare quest'ultimo viaggio, fosse anche l'ultimo, fosse anche un errore, io non posso evitare di viaggiare questo viaggio e viaggiarlo fino alla fine, io non posso".
Un improvviso colpo di vento aveva soffiato sulla pianura, e in quell'istante mentre lui aveva fatto quel pensiero si era udito il rombo.

La terra iniziò a tremare all'arrivo della piena del fiume, Mark sentì le dita appoggiate sulle foglioline d'erba umide stuzzicargli i polpastrelli delle dita vibranti, sentì uno strano odore di umido, poi sentì goccioline sul viso, le molecole frantumate... vide l'onda invadere il letto del fiume, un fracasso infernale...

...i libri erano come goccioline d’acqua, così la gente fa di se stessa il suo capolavoro... ma dio solo sa quanto avrebbe desiderato essere un uomo pronto, con una mente che pioveva come ora sentiva quelle gocce sul viso...

E quando arrivò il tuono, ma non il tuono dal cielo, bensì dalla terra, l'aria squarciata, la piena del fiume che come un pugno irrompeva nella vallata filando giù come un pensiero di rabbia, passargli accanto bruciando d'aria, ferendogli il viso di mille scintille d'acqua, vide l'immensa onda scorrere giù come un mostro, trascinare via se stesso dal suo corpo... osservare li immobile il suo corpo che accettava la piena che gli scorreva innanzi.

...e la terra continuò
la piena fu passata...
Ma quanto avrebbe voluto amarti! quell'uomo, Vita! quanto avrebbe voluto credere in te e nei tuoi sogni, vita! cosa ti separava da lei? che cosa ti impediva di entrare in lei?
Forse le parole non dette? No, non era questa una verità, le parole possono anche non dire niente e chi scrive questo lo sa, e allora che cosa?...

Improvvisamente al suo interno una cosa sorse su, e Mark sentì degli sforzi di stomaco, provò un conato, si chinò su se stesso e improvvisamente vomitò sangue...

Ne rimase allibito
asciugandosi la bocca...
-Dio NOoo!!! Il sangue no!- gridò a un dio che non c'era già più,
non c'era nemmeno più quel Dio,
se di Dio si era trattato -Perchè mi fai anche questo! Che cosa ho fatto per subire anche questo! Che cosa mi sta succedendo...-
Chiudendo gli occhi alcuni istanti e sentendo uno stranissimo senso di silenzio dentro di se, quando li riaprì guardò sotto di lui e vide che non c'era più traccia di quel sangue... non c'era più traccia di niente e ne rimase sconcertato... rimase ad ascoltare il soffio della vita che laggiù era un fiume impetuoso, ma ora accanto a lui era in realtà solo un fresco vento, e sentì improvvisamente un calore... un viaggio che non era ancora finito... ora lo sapeva...
quando pensi sia finita inizia la vita
quel sogno non era stato un caso.

INIZIO

perchè noi siamo superiori
non esiste ricerca di uno scopo
se si è alla ricerca dello scopo

piovve di parole per un giorno
poi smise di piovere e tagliò il suo cuore
con mille frasi che sapevano d'amore
ma amore non erano ancora

era nel vento

Partire per poi riposare
partire per non sapere
chi sei tu
chi è mai stato li vicino a te
piangendo come una culla in un bambino
spegnendo i suoi occhi nel sonno del destino...

Mentre Mark si alzava e partiva per il suo grande viaggio.

INVOCA LE STELLE UOMO!

Cantami o musa la verità dei mille sogni
cantami la verità che disegna le forme
e concedimi il riposo dell'eroe
che la paura dell'anima non sia vinta eludendola
ma affrontandola con tante azioni del cuore

LA PARTENZA

Ma poi desistette dallo sperare... non sperare, sciocco! Si disse... non sperare... sperare è dolore...
ma poi cadde e ripartì come un automa...

vola amica mia
vola ancor più in la
nell'infinità

volete bendarci con bende di cartone?
il giorno in cui la fine arriverà... ma…

Improvvisamente la grande piena si era asciugata e lui era tornato in se a fissare l'infinto nulla di terra acqua e cielo che gli stava innanzi...
Possibile che non ci sia altra via d'uscita? Se non la solitudine?
Non c’è grandezza
in tutto questo!

Uscita ce ne sarebbe, ma è stata dimenticata nella notte, quando un bambino chiese di amare e gli fu impedito, e il suo Signore si rivolse al bambino e nel cuore della notte gli disse "alzati bambino" ma la tristezza lo colse, solo come un turbine nel deserto... Che devo fare si chiese... quel bambino...

Dio è uno stato di comprensione... puoi metterti ad ascoltare in una pianta mentre quella ti parla...
Ma senza amore che ci avresti fatto? Se era un dio che non riusciva ad amare le sue creature chi mai avrebbe prestato fede a lui? Chi avrebbe rispettato il patto?

L'ultimo uomo della terra dopo la fine delle sette era solo, un nuovo Adamo in un universo che non gli avrebbero dato nulla, poichè miliardi di finzioni non fanno una verità.

Adamo... la tua mela è dimenticata... ma lo è anche il tuo amore!

Dio, fai scendere la mela, così mangiandola dalle sue feci d'uomo possa nascere la donna... ma la donna si rese conto che ciò era sbagliato e rientrò nell'ano...

LA STORIA DI ADAMO:

poi Adamo pensò... signore inventa il serpente, così la donna sarà mia prigioniera...

ma la donna fu partorita dall'ombelico di Adamo con grandi dolori, e dunque si disperse il cordone che collegava Dio all'uomo, allora Adamo disse: ti prego spingi, o dio... la donna giù dal cielo... fa che sia tu a scegliere la mia metà...
E fu allora che accadde... parole grosse... la voce di Dio dall'ultimo piano echeggiò: Prendi la mano a questa donna uomo, lei è per te.
L'uomo allora vide la donna, ora dalla cima della collina tutto era assai più chiaro... più niente fumo negli occhi, solo verità, solo vento in faccia.

Mark partì certo che sarebbe stato l'ultimo vaggio,
visto che non aveva la forza di fare nemmeno questo.

Era giorno, splendeva un sole freddo in cielo.
Iniziava il suo viaggio.

Camminava senza crederci ma tanto valeva provare, almeno sarebbe morto magari scivolato in un crepaccio o sbranato da qualche lupo.
Dopo due giorni si trovava ormai al limitare della grande vallata, sarebbe dovuto passare sotto una stretta gola quel mattino, pareva ci fosse ancora una vecchia strada, anche una galleria, certo sarebbe stato pericoloso... lo straordinario terremoto che aveva sconvolto il pianeta aveva abbattuto montagne, sconfitto oceani, ribaltato città su se stesse, piegato pianure facendole diventare picchi... ma ogni tanto comparivano dei tratti di strada intatti...

...E mentre imboccava una di quelle false stradericordò un istante della sua gioventù...
lui che era la luce di maggio, e i suoi occhi riosservavano il vento.

Ricordò il pianto dei tradimenti che TU facevi per proteggerti dagli altri, del male che TU facevi per ripagarli con la stessa moneta, per far loro capire quanto immersi nel nulla essi fossero, quanto non fossero in grado di comprendere se stessi. Quanto niente di ciò che TU eri avesse valore per loro.

Senza paura cominciò ad addentrarsi per la gola, sostenuto dalla rabbia, poichè la strada conduceva presto ad una gola... lo sciabordare dell'acqua giungeva ignaro della sua presenza, poichè il fiume in piena scorreva anche dentro la terra, proprio sotto la gola.

Lo senti? cuore? Che questa è la via che conduce alla salvezza? Lo senti che in quei lidi potrai presto divenire... fioca luce che esplode?

Gli stolti credono che la fede si una cosa da stolti... i saggi credono che la fede sia una cosa da saggi, non troveranno mai un accordo.

Si diresse oltre l'angolo dove la roccia piegava se stessa e risaliva su in cima ad un rialzo da cui si scorgeva ancora il serpeggiare della gola: una debole luce illuminava il volto di Mark ritto su quel cucuzzolo, le sue arie da stallone erano remote nella sua armatura...

Sulla cima di una montagna si è liberi


CANTO D'AMORE

Io di certo non lo so
parole, parole strane
sussurrate dai camminanti nelle settimane andate
respiri che fanno piangere eppure dimenticano il cuore
perchè...
O dio... se temono il cuore
Piangendo ci si chiede chi sia la luce, se ci sia una luce
ma non ce n'è finchè non ci si chiede
quando d'improvviso luce sarà, allora...
non si è più cose
non si è più sole
si è spighe d'aprile in un mare più vasto
dove colline non distinguono parole
dove brezze d'aprile ricordano i tuoi umori nell'amore
l'unico amore che esiste

TU MARK

Tu, Mark, scendi dal quel sasso
l'inizio è la fine,
la carne è lo spirito,
il cuore è l'amore...

Case costruite su mattoni tu ricordi poi d'improvviso crollarono, perchè se crollarono montagne figurarsi case... quando i tuoi occhi si chiusero... senza più sperare... eppure contemporaneamente sperarono al massimo grado... OVVERO VOLLERO
VOLERE

le case crollano
perchè sei tu a far crollare case
sei tu a separare il grano dalla pula
Mark vide una luce dietro ad una stretta linea di passaggio tra la roccia, varcò quel pertugio e si ritrovò in una vallata dietro la montagna... un luogo magico che non aveva immaginato.

"Ecco" pensò improvvisamente rinvigorito "già questo luogo meraviglioso vale l'intero viaggio" Era una vallata stretta e vuota, coperta da un meraviglioso tappeto di grano che ondeggiava al vento, ci sarebbe stato spazio per costruirvi una sola casa che naturalmente non c'era, era magnifico, verdeggiante di frutti che non c'erano ma che avrebbero potuto esserci, e nella desolazione cui Mark si era abituato tutto pareva meraviglioso ai suoi occhi ormai.

Dovete sapere che ogni storia è così,
ogni trapasso nella vità è questo
questa è la storia di tutte le storie.

Era passata, l'ampia gola ora era stata superata...
Bene, si deve andare ancora più in su allora.

USCITI DALLA GOLA

C'è luce negli occhi
e vento nelle orecchie
il vecchio mondo è andato
il nuovo non è ancora apparso
tutte le cose si preparano per il raggiungimento e l'ascensione
al nulla

Camminò di soppiatto sull'erba bassa della distesa radura racchiusa fra ripide montagne... la sua montagna era, a quanto poteva sembrare, difficile...

certo dopo anni e anni di tentativi potrei farcela...
iniziò a pensare
o attrezzarti per vivere in questa valle,
di giorno perlustrare i ripidi e scosci pendii,
ritirarti la notte in un sogno senza confini,
solo,
decidere poi di riemergere il mattino dandoti la forza come sempre di non pensare,
ma non vi riuscirai mai del tutto,
andare avanti un'altro po'
magari riuscire ad osservare un fianco meno scosceso...
e iniziare a dubitare...
anzi no: facciamolo ora:
:magari lassù non c'è nessuno, erano quelli solo gli occhi di un cerbiatto nella notte che brillavano uno strano morse sconosciuto agli umani?
e a che cosa mi servirebbe allora arrivare fin lassù?
Ti costruirai una strada per salire e una per scendere,
così fanno gli umani...
una strada da cui si possa scendere... perciò mentre avanziamo costruiamoci anche una via di fuga...
un terrapieno per riempire la fossa che ci stiamo scavando!
Chiaro che bisogna essere previdenti poi... ci si deve cascare in piedi su questa valle... tu credi forse che io ti avrei seguito fin lassù, sogno, per rimanermene con un pugno di mosche in mano...?
Questa bella valle probabilmente è il raggiungimento del sogno,
ecco, questa è la verità, era tutto qua.
Sei dolce sogno, ma io sono più furbo di te!
Mi premunirò contro ogni tuo tradimento!
Si si
questa è la mia casa
So che vorresti fregarmi sogno
ma ora ti frego io

Ci fu un senso di delusione e tiepida frescura nell'aria quando lui disse quella cosa gridandola ai venti della valle -Mi premunirò contro ogni tuo tradimento!- e fui assai triste di non udire qualcuno che gli diceva -Fidati di quel sogno!-
Cominciò a salire, due passi, tanto per dire di avere iniziato... la vetta era lassù, la riconosceva, un tiepido sudore gli colava sulla schiena mentre prendeva di qualche altro passo la salita...
Ma si, la continuò perchè tanto non è faticosa...

Chiaro che era il suo monte, ad occhi e croce aveva anche intuito da quale versante fosse giunta quella luce.
Vedi però li non posso andare, si diceva mentre durante la salita incontrava piccoli ostacoli... segno che mi devo fermare, dunque la prima strada che aveva intrapreso quel mattino aveva creduto fosse la più semplice, tutti gli ostacoli erano stati aggirati, quella che... a sera... quando fosse dovuto tornare a valle, perchè è chiaro che sarebbe dovuto tornare a valle, avrebbe ripercorso.
Ma già mentre stava salendo, ed erano solo pochi minuti, felice di dominare la montagna, anche se consapevole degli anni che avrebbe impiegato a raggiungerla tramite quelle vie lente... vide d'improvviso un uccello planare di fronte a lui... un uccello piuttosto grande, mai visto in tutta la sua vita.

L'UCCELLO

Pareva uno di quegli strani volatili dei paesi tropicali, con la testa rossa, e il corpo giallo rosso e blu... ebbene fece tre giri sopra di lui, poi improvvisamente piombò in picchiata e un istante prima che toccasse terra il suo corpo si contorse poggiandosi come una pietra sul sentiero, come pietra, l'ostacolo gli disse -Tu stai seguendo questa via che non ti porterà a niente... io l'ho vista perchè ti porterà solo ad un costone di roccia liscia, che non avrai modo di scalare... se tenterai e non avrai la fortuna di fallire al primo tentativo, ti sfracellerai...
Il ragazzo era piuttosto impaurito dal pennuto, perchè la sua presenza solida l'aveva privato di tutto il suo coraggio... però non detestò il pennuto e anzi lo amò... lui poteva vedere ciò che per lui in quel momento era impossibile... se ne tornò dunque mestamente a valle e quando toccò il fondo era ormai sera...

Sono triste
perchè ho rammarico
temo di avere ascoltato un consiglio sbagliato
forse odio quel pennuto
forse lo amo
chissà

Era ormai notte. Appiccò un fuoco mettendosi al riparo tra due rocce perchè si sa che le rocce proteggono quando non si hanno certezze, e sembrano cuscini morbidi... si piegò stancamente di lato vedendo che il fuoco aveva preso ad ardere e non si diffondeva per la vallata ma restava li, ben controllato, gli dava un senso di forza già il solo sapere di essere riuscito a tenere a bada un fuoco.
Poi provò a capire cosa gli stesse accadendo...

CAPIRE

Mentre i suoi occhi erano chiusi
sentì un canto
il canto delle streghe
il canto del gatto che ride e che copre di fuoco le chiome
il canto degli escrementi dell'uomo
e della donna meravigliosa discesa dal cielo
il rimorso degli anni andati
senza essere la speranza che quell'essere un giorno possa manifestarsi

vento
come sempre
ma vento spento
oppure vento di fuoco...

Stava accadendo qualcosa sotto le sue palpebre mentre i suoi occhi si mescolavano in mezzo all'oscurità della vallata...
R.E.M.
sentì allora soffiare un vento
vento, riportaci a noi i nostri cari andati
e dal cuore i nostri peccati tornino nettati
Dipingeva il vento arabeschi sulla valle tra le dune d'erba: un lago in tempesta tra quelle quattro montagne...
tu potresti vederle come perle d'Aprile
o luci di Maggio, ma sono nient'altro che brocche di vino nella valigia di un astemio

Ebbrami che è in quel vino la saggezza!
Ed era vero... oh come era vero che sapeva vedere, se avesse voluto, se stesso, ma in questo momento vedeva solo Lei, la montagna, era triste a dirsi... li sopra di lui si stagliava... a pochi centimetri dalla sua testa, l'oggetto dei suoi desideri... milioni di pietre una sull'altra, e chi era lei se non l'altra faccia di quel vento che lo faceva respirare?... su un volto c'era disegnato il volto di Mark, sull'altro quello del suo dolore...

Fu Mark a lanciare il dado
il cielo a spostarlo e ad indirizzarlo
nella tana di una talpa

LA TALPA

Mark vide questo brutto e tozzo animale accanto a lui, venire fuori dal suo angusto cunicolo e dirgli... -Ehi amico? Ma sei sicuro che non ti dispiace se la mangio?-
-Che cosa?-
-La tua monetina che hai lanciato al cielo-
-Ma stai scherzando?... Li c'è il mio destino!-
-Vorrei poter scherzare... ma se tu lanci una moneta in aria e poi la affidi al vento... poi il vento non si sa dove tira... il vento è lei-
Ci fu un istante di tremore nell'aria, e Mark capì che l'aver affidato quella monetina al vento era il dolore.
-Ora occorre che tu sia uomo Mark- gli disse la talpa mentre quello già si era alzata in piedi...
E accadde qualcosa di straordinario... qualcosa che a tutt'ora mette i brividi...
Mark non prese lo zaino.
-Che fai Mark- gli chiese la talpa.
-Mi spoglio di ogni cosa-
La talpa non vide le sue nudità... ma sentì l'odore dell'uomo... fin'ora aveva creduto di parlare con un bambino...

Sei bianca
nuvola
sei bianca come il cielo stellato...
mentre salgo a te
tu riposa ancora col tuo prato
Ecco il canto che abbiamo atteso
Il canto dell'uomo:

SALITA

Ma perchè piangere
perchè piangere e non riuscire a fermarsi
come se avessero spezzato il sole
come se mi avessero bruciato il cielo
grida l'acqua
piange l'uragano
i pesci stridono nelle loro pozze spezzando rocce
mi hanno detto di non piangere ma non ce la faccio
mi hanno detto di ridere
ma se posso ridere ora piango
santo dio
dov'è quella risposta che sapevamo noi?
quando da bambini ci insegnavano: tu non vai
queste pagine bruciano tra le dita
il fuoco m'inonda
e vidi un lampo blu
nella mia mente illuminare
nella tua mente emozionare

Mark iniziò
l'ascesa...

Stava sprofondando in stesso, il dolore della fine... ad ogni passo che faceva piangeva...
Perchè nel buio della notte non c'era più la sua luce... la poteva solo perdere e riguadagnare, ma guadagnare...
Come aveva fatto ad accendere quella luce? Ora sapeva che era stato lui.
Ora d'improvviso sono stato io a crearla... che non si era forse lei creata per me?
Che non l'avessero data in pasto alle belve feroci per non dover dire: ti amo?
Era tutto li il segreto? IO amo?
Certo che no, il segreto era molto più in la, molto più in su, oltre la grotta del vento, dove vivono gli gnomi delle caverne, e i piccoli scheletri danzano alla luna... o il Dio glorioso irrompe immortale nella creazione

Era nella creazione il segreto
nella creazione l'enigma
Io amo era solo una creazione
quella di cui si aveva bisogno

Mark salì la prima rampa prima di arrivare al ripido costone, poi li si accorse di un triste destino e allora s'inerpicò ancora più in alto ma persò l'appiglio cadde giù...

Precipitò a terra con un tonfo, si accorse di non essersi rotto una gamba, si accorse di non essere precipitato... era volato... la caduta è comunque un volo, allora si disse:
"ma è straordinario! Io posso volare dove e quanto voglio!"
Basta che mi getti nel vuoto!
E capì che ogni vetta era sua.
Però ora gli interessava quella da cui buttarsi.

Con un breve balzo spiccò il volo, per l'esattezza volando verso il cielo notturno... e vide lassotto la vallata... che ora aveva un centro... e vide le parole vuote che non avevano ricevuto eco il giorno prima... vide tante pietre, poi vide me, otto nove anni prima, che dipingevo quel cielo dalle mie membra rattrappite, e piovendo come mi era stato chiesto di piovere... come se fosse un cielo a catinelle in quella stanza, e tagliando come mi avevano implorato che tagliassi...
Il suo cuore
piccola mia
il tuo cuore di vernice

Mark approdò alla vetta...
Vide che c'era vento anche li
e scoprì cos'era il vento: vita
e l'amore che non si vede
perciò lui trasportato dal vento
aveva seguito l'amore

e vide due poiane posarsi su un picco
le vide planare lentamente intorno a loro stesse
e poi baciarsi, come due bambini cechi

vide poi due cuori abbarbicati all'infinto
sprofondare subito dopo giù
questo era il passato
per farsi male sulla pietra della paura
L'uccello pietrificato.

vidi poi Donna che dipingeva gli occhi al vento
ascoltarmi e non disperarsi
e anche per questo la amai
Era la talpa

e poi vidi la luce
lenta
viva
come occhi d'aprile e tegole di Maggio
il vero volto dei suoi genitori
e si domandò cosa fosse lei
il tuo tesoro mai scovato
il suo aprile senza più tempeste
il suo maggio non ancora arrivato

sbucarono da una roccia dei folletti che comiciarono a gironzolare attorno a lui, lui si piegò di lato schivandoli, ma loro cominciarono a prenderli a piccoli calci fingendo di non sapere
I folletti sono le impurità della tua mente
i resti di questo mondo sporco
le attività quortidiane li creano
rendono difficile la vita
ma non impediscono il destino

Che cosa lui stesse facendo
anche per loro
non lo sapeva

si può toccare il cielo?
si chiese
certo che si può toccare il cielo
Si può essere nemici?
certo che si può essere nemici
ma non si può essere nulla

la luce gemella
perchè questo lei era
era intoccabile
inaccessibile
ma lui la toccò
e lei morse le labbra
-No, non farlo-
Lui credette di affondare
ma la sfiorò ancora
e la luce brillò
cedette
si rigenerò

La luce tornò
a lui
semplicemente
perchè da la era partita
e furono due cose
una
per sempre

per sempre


CHIUSURA

amici
amori
gioie
non dimenticate che il vero amore non può confondersi
torna a galla
chiaro come il vento
non dimenticate
non c'è più niente di voi due
solo voi sapete cosa siete

dolcissimi angeli
non perdetevi più

APPENDICE

L'apocalisse è come l'incontro di due innamorati, solo che anzichè essere due gli innamorati, sono un infinità, tutte le anime libere, volanti, ognuna col suo percorso, ognuna la sua strada.
L'apocalisse è il viaggio della realizzazione di un anima.
Ognuna il suo giorno del giudizio.




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