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Utente eliminato
Pubblicata il 19/09/2004
Ancora quel sogno

È notte, piove appena, ed il
freddo biancore delle nebbie
si posa sui barlumi delle stelle.
Tu, esile fanciulla, siedi su di
una verde panchina illuminata
dall’occhio stanco d’un vecchio
lampione.
Chi sei tu, fanciulla? Cosa ci fai
qui? Perché il tuo sguardo fissa
con tanta tenacia il vuoto lontano?
Cosa attendi?

Non capisco. Sono confuso
ed estasiato al contempo.

Allora, istintivamente, m’ avvicino
a te, a te fiabesca fanciulla, muovendomi
con timore, esitando. E tu, vedendomi
apparire lentamente tra le nebbie, mi
sorridi; non mi conosci, eppure mi
sorridi felice, amorevole, bella.

Ecco, finalmente parliamo, parliamo
uniti da comuni pensieri, parliamo di
tutto e di niente, parliamo nel silenzio di
un tempo rotondo, parliamo con quieta
dolcezza, parliamo fuori dal mondo.
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