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Pubblicata il 15/09/2004
Parlo con scarno linguaggio
dal posto da dove vi scrivo

Sono il meno ricco di tutti
posso guadagnare
nell'unico modo
tagliando ad una ad una le facce
disperate dei miei amici migliori
che col taglio di parole affettano
gli entusiasmi di ieri
e offrono ponte la lingua
da quì all'orizzonte
per estirpare i sogni
che tentano un secondo cielo
oltre la sbarra tra morte e rinascita
dove l'anima tenta di andare
eludendo lo sguardo
liberando le voci
serrate al silenzio
per coprire la caccia
alla tana di Dio
trovando anche l'alibi
al bando di nomi
frustando cani
con disturbi di voci
fuori dal coro
nella sincronia del tempo permesso

Ho detto al mio unico amore
che non posso parlare
di decifrare
la voce del vento
mi ha risposto che ormai
sono un'osso appeso al destino
con mosche vicine
e la carne lontana

Per concludere
aspetto ogni giorno
gli zingari che da bambino imitai
recalcitranti al passaggio
in questo luogo che incolla
la vita alla terra
e farmi dare un nome diverso
gitano che tradotto vuol dire
.......polvere al vento......
.......che mai si ferma....
......in destini già scritti....
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Dal volume:Soste precarie
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