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Pubblicata il 01/09/2004
Ancora tremando
risuona salpinge
nei cuori disfatti
nutriti ad inferni
roventi di Siria

Di Ciro vestimmo
l'insegna funesta
Scuotendo la volta
Tuonando di bronzo
Vibranti di quercia
Metallo vivente

Ma invano intonammo
d'Apollo il peana
Il bieco Artaserse
intrise sua daga
di sangue fraterno
di sogni di gloria

Alfine son scossse
le membra pesanti
di neve di fango
di passo indolente

Thalassa, Thalassa!
bramiamo gli auspici
che l'onda dei padri
mulini a occidente
che questo mio corpo
sia brezza d'oriente
sui mari ululante
di patria
ansimante

"Temistogene Minore"


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Leggo con piacere questa tua rievocazione bellissima del frastuono della guerra persiana, e del generale di cui anch'io ho parlato in una poesia dedicata a Leonida, 480 A.C.
Un caro saluto!
Axel

il 01/09/2004 alle 19:21

Clangore di scudi e pesante galoppo di cavalieri catafratti di Assiria, nei tuoi versi, metrica e versi e contenuto tutto perfetto!
Bravo
Zordoz

il 01/09/2004 alle 19:23

Grazie, caro Axel. Il brano, tuttavia, fa riferimento non alle guerre persiane, ma agli eventi narrati nell'Anabasi scritto da Temistogene di Siracusa, per alcuni pseudonimo di Senofonte di Atene, in cui si raccantano le vicende dei diecimila mercenari greci al soldo di Ciro in lotta per il trono di persia contro il fratello Artaserse.
Un caro saluto.
Andrea

il 02/09/2004 alle 01:21

Grazie, Zordoz. Felice che ti sia piaciuta. Sono lieto che tu abbia colto il calngore di scudi, perchè era proprio quello che volevo rendere.
Ciao
Andrea

il 02/09/2004 alle 01:22

Ciao Dindolina !! Grazie del commento...tanti baci anche a te e un salutone al tuo simpatico marito, nonchè mio omonimo ;-)
Andrea

il 02/09/2004 alle 15:46