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Fra gerbere di seno
il calco morbido e fetale
del mio sognante viso,
a sconfinare la pelle tua
di labbra e sguardi ciechi.
nella culla dei respiri
ritmati rapidi dal cuore.

Instancabile l'aratro
d'insinuanti carezze
a sconvolgerti le zolle,
nel solco profondo
ch'è soglia dell'anima,
denudata dal vestito
della carne accesa
dal rogo delle mie dita,
schiave d'umori esplosi,
ad addolcire labbra riarse,
che mormorano liquide
le parole attinte avide
alla tua preziosa polla.

Incastonata di perle
fiorite di cera disciolta,
la mia spada affonda
nella ferita pulsante
del tuo ventre offerto,
in confusione di brividi
e zampilli d'onda e spuma,
fino al cielo color fucsia,
che piange l'estasi sospesa
in calde lacrime dorate.

E solo il silenzio,
può dipingere il dopo.