E' così
l'indicibile pena
dell'immaginarsi in picchiata,
perdere quota,
giù verso gli abissi
della mia cantina,
ove le torture si autoinfliggono.
Finta spensieratezza
d'opaca estate torrida
che sottrae i trampoli
al più giulivo dei pensieri,
così smascherando
il più orribile dei nani:
quello con gli occhi gelidi
la cui vista preme oltre,
quello il cui sorriso
mostra al presente
il tremar del cuore nel futuro.
Solitudine di ritorno,
la paura dell'abbandono.
Dedicata: a Stef, mia piccoletta
ed ai miei, pochissimi, amici, affinchè possano restare
per sempre