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Pubblicata il 11/08/2004
FELICITA':
Essere gioiosi, felici, è la condizione naturale del nostro essere.
Come conseguenza di un massiccio bombardamento di regole, convenzioni e indottrinamenti da parte dei nostri educatori ed insegnanti questo stato dell’essere inizia a venir meno già dai primi anni di vita e parallelamente cominciano a formarsi strati su strati di condizionamenti, pregiudizi e false credenze che impediscono alla nostra anima di respirare.

Noi conosciamo esclusivamente la felicità e l’infelicità legate all’ego, abbiamo perduto la capacità di godere della gioia naturale, appagante, stabile, che è parte integrante del nostro essere.
Conoscendo esclusivamente questo tipo di pseudo-felicità – una sorta di euforia, di eccitazione passeggera – non sappiamo far altro che tentare di procurarcene in misura sempre maggiore. Ma questa felicità, oltre ad essere soltanto un sottoprodotto della vera gioia, è anche unita indissolubilmente all’infelicità: se la tua gioia dipende dall’approvazione degli altri, la loro disapprovazione ti renderà triste: sarai solo un burattino di cui gli altri tireranno i fili.
La chiave sta nel rinunciare a questo tipo di felicità legata all’ego per ritrovare, attraverso la comprensione, la gioia che ci appartiene per diritto di nascita, quella indipendente dal giudizio altrui, e da cui solo l’ignoranza ci separa.
Anche se può sembrare una scelta assurda, perché è l’unica forma di felicità che conosciamo, dobbiamo compiere ogni sforzo per diventare indifferenti al giudizio positivo degli altri (allo stesso tempo giungerà anche l’indifferenza al giudizio negativo). In seguito al raggiungimento dell’indifferenza al giudizio altrui, sorgerà di nuovo in noi la gioia naturale di cui è costituita la nostra essenza. Smettendo di oscillare tra felicità ed infelicità egoica, proprio al centro, all’interrompersi delle oscillazioni, la vera gioia.
L’estasi è essere, è la nostra natura; per farle riprendere il posto che le spetta dobbiamo possedere l’intelligenza di comprendere di dover rinunciare alla “felicità” che conosciamo.

In analogia con quanto accade per l’apprendimento di qualsiasi altra abilità umana, per ottenere elevati livelli di tranquillità e gioia interiori dobbiamo osservare ed ispirarci agli individui più felici ed appagati della loro vita, e non ai più eruditi, o ai più potenti o ai più ricchi.
Se vogliamo diventare eruditi o ricchi ci ispireremo agli eruditi e ai ricchi e accresceremo così le nostre possibilità di divenire colti e danarosi, ma non più felici.

Gli accadimenti esterni che hanno caratterizzato la parte della nostra vita vissuta finora provocando in noi una certa percentuale di dolore e frustrazioni, determineranno con ogni probabilità nella parte restante della nostra vita la stessa percentuale di sofferenza e disagio.
Non è in nostro potere operare affinché si verifichino eventi esterni tutti a noi favorevoli: l’unica alternativa in nostro possesso è trasformare noi stessi, per far si che ciò che accade all’esterno possa influenzarci in misura sempre minore.

La gioia e la tranquillità interiore che sopravvengono nel raggiungere un certo obiettivo, non sono determinate, come sembrerebbe ad un’analisi poco attenta, dal raggiungimento dell’obiettivo, ma dal placarsi della mente (al raggiungimento dell’obiettivo). Infatti, per un breve periodo, al raggiungimento della meta la mente si rilassa (non ha obiettivi), prima di tornare nuovamente a generare ansie e tensioni in corsa verso il prossimo traguardo.
Dunque il punto essenziale è: avere obiettivi genera ansia, non avere obiettivi produce rilassamento. Il segreto è eliminare ogni obiettivo trasformandolo in preferenza, in questo modo il loro valore ansiogeno sarà neutralizzato.
La differenza tra preferenze e obiettivi è che i secondi "devono" essere raggiunti, le prime è piacevole raggiungerle.

Una nuvola bianca non ha una strada propria, non resiste, non lotta, si lascia trasportare dal vento. Non va da nessuna parte, non ha destinazione, non ha un fine. Non riuscirai mai a deludere una nuvola bianca perché dovunque essa arrivi quella è la meta.
Quando tu hai un fine sei contro il Tutto, e sarai certamente frustrato, perché non si può vincere contro il Tutto.

PSICOLOGIA ( SECONDO ME )


Obiettivo dello psicoterapeuta occidentale è, troppo spesso, quello di tentare di riadattare l’individuo sofferente di disagi psichici alla massa, reintegrarlo nel sistema, aiutarlo a ritrovare armonia nei rapporti con le cosiddette persone normali. La questione è che il livello di salute mentale delle cosiddette persone normali è molto al di sotto della soglia che potrebbe raggiungere con facilità ogni individuo.
Il punto di riferimento dovrebbe essere la salute mentale di chi è riuscito a raggiungere punte elevate di felicità, e non l’individuo che canalizza ogni propria energia al conseguimento di traguardi effimeri quali il successo, il potere, il denaro, il prestigio sociale. Del resto, lo psicologo stesso non possiede il più delle volte un grado di consapevolezza superiore alla media, ma solo una maggiore competenza tecnica.

Vai dal terapeuta, una, due volte la settimana e ti alleggerisci un po’. Poi torni alla vita di tutti i giorni e ricominci ad accumulare ansie, tensioni, repressioni, perché non hai compreso ed eliminato il meccanismo che le crea. La terapia è solo un palliativo, può darti un sollievo temporaneo, ma se non avviene in te una vera trasformazione, rimarrai lo stesso di sempre. E solo un saggio, un Maestro , conosce il sentiero che può condurti alla trasformazione.

La terapia si limita a potare i rami di un albero, essi ricrescono ancora più rigogliosi. Solo estirpandolo alla radice il problema si dissolve.
I problemi non si risolvono, si dissolvono quando ti elevi al di sopra di essi. Non hai bisogno di soluzioni, hai bisogno di chiarezza, di consapevolezza. Se affronti i problemi uno per uno non riuscirai mai a risolverli, sono infiniti: affronta l’uomo stesso! Cresci!

La consapevolezza può crescere ad un punto tale che tutti i problemi scompaiono.
Ad ogni stadio della nostra vita eventi specifici ci provocano frustrazioni: ad es., da piccoli abbiamo paura del buio e un giocattolo rotto ci fa scoppiare in lacrime: il buio continua ad incutere timore ai bambini e i giocattoli rotti a provocare il loro pianto. I problemi continuano ad esistere, soltanto, noi siamo cresciuti ad un livello in cui quelle circostanze semplicemente non costituiscono più fonte di frustrazione.
Il guaio è che a un certo punto la nostra crescita si interrompe, si allinea alla crescita media del resto dell’umanità, e cominciamo a disperdere tutte le nostre energie nel raggiungimento di obiettivi futili, senza alcun valore, con la falsa convinzione che alcuni problemi siano irrisolvibili e non sospettando minimamente che, al contrario, se semplicemente continuassimo a crescere, a ricercare, a cercare di comprendere, uno dopo l’altro, nessuno escluso, qualsiasi problema si dissolverebbe trasformando la nostra vita in un paradiso.

Se l’uomo fosse soltanto il corpo la scienza avrebbe risolto tutto, se fosse la mente la psicologia sarebbe stata sufficiente, ma l’uomo è molto di più e senza conoscerlo nella sua totalità non puoi risolvere i sui problemi.
Il punto essenziale non sono le tecniche o le diverse proposte teoriche alla base dei vari modelli pscoterapeutici, ma la consapevolezza, il grado di comprensione e soprattutto la capacita' di amare.



AMORE

E’ molto difficile amare veramente. Solo chi possiede un alto grado di consapevolezza può amare realmente.
Amare significa lasciare all’altro la libertà di essere se stesso in ogni istante del proprio cammino insieme, ed esserne capaci implica aver raggiunto una maturità interiore tale da non temere neanche il venir meno dell’affetto o dell’interesse da parte dell’amato.
Amare vuol dire desiderare la gioia del proprio amato senza porre alcuna condizione e senza aspettarsi nulla in cambio.

L’amore è una qualità del proprio essere, se la si possiede, ne beneficia indistintamente chiunque ne venga a contatto, un amante, un amico, un figlio, uno sconosciuto.

Si dovrebbe stare insieme soltanto perché si sta bene “con”, e invece molto spesso si sta insieme perché si sta male “senza”.

Solo se hai sconfitto la paura della solitudine sarai capace di amare. Solo se ami la solitudine ogni momento vissuto con l’altro diventa una scelta d’amore.

Il matrimonio è una farfalla infilata in uno spillo. L’amore è un fiore vivo, se lo chiudi in una campana di vetro soffoca e muore, allora per cercare di tenerlo in vita lo trasformi in un fiore di plastica, sintetico, ma non è più un fiore, è un pezzo di plastica. Una rosa vera corre tutti i rischi dell’essere reale, è esposta al sole, al vento e alla pioggia…

La monogamia è solo un prodotto della nostra cultura. Genera monotonia e limita le tue opportunità di sperimentare sensazioni diverse attraverso nuove esperienze. Conoscere altre donne o altri uomini ti arricchisce e anche il rapporto con il tuo amato ne beneficerà.
E’ aspirazione naturale della nostra anima sperimentare un’estrema varietà di sensazioni con persone diverse, come ben sanno le donne e gli uomini più aperti, spiriti liberi, poeti, artisti, persone coraggiose che non temono i cambiamenti, amano il mistero e sfidano continuamente l’ignoto.


BACIONI,
PAPA'

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direi
decisamente
discutibile

P.

il 11/08/2004 alle 11:05

Sono solamente mie opinioni e pertanto accetto tutte le critiche, ma, nonostante cio', continuero' a scrivere quello che ho in mente.
Grazie e buona giornata
federico

il 11/08/2004 alle 12:18