Pensare ininterrottamente, e pensare che poi ci sarà il tempo per non pensare, forse, un momento buono per riposare i pensieri, forse, lasciare scorrere impulsi cerebrali all’infinito e volere considerare tutti i significati, di qualsiasi misura; osservarli come una sfilata di concetti, una mostra estemporanea d’impulsi vitali nella dimensione invisibile e dolorosamente reale della coscienza, c o s c i e n z a . Si, dolorosamente reale, perché se ogni stato d’emozioni standard lascia pressoché una soddisfatta e seppur fuggevole felicità, ecco che in ogni istante seguente a quello si addensa come un fissativo indelebile il dolore dei dolori, ininterrotta sofferenza della domanda cruciale, sentire nelle carni il quesito gelido come una lama silenziosa e ineluttabile: Verità…Verità…Verità. Totale ed assoluta, inimitabile, certa, senza dubbi di trovarla altrove se non nella totalità d’essa. Qual è questa verità voluta all’estremo dei desideri terreni; corro nella ricerca incerta e continuamente modificata dai mezzi e dalle motivazioni, motivazioni sempre meno intessute in ragioni percepibili. La mente cade di fronte all’ignoto, la mia mente è in balia di tendenze inceppate in troppa razionalità, ho il desiderio di sradicare la mia visione della vita…o almeno lasciarla andare fuori dai miei limiti, sperare almeno che trovi uno spazio di realizzazione in qualche forma d’energia. Il silenzio, il silenzio forse…forse…è sempre così relativo lasciarsi purificare dal silenzio; pensare ininterrottamente ad una logica via di assestamento spirituale quando di logico rimane solo un inferno cieco…ed ora si che ci vuole un coraggio infernale per rialzarsi…lo trovo…o muoio !