PoeticHouse - Il Portale dei Poeti e della Poesia
Pubblicata il 31/07/2004
Dolci pensieri sono le mie parole, tenere
come il burro si sciolgono dalle dita
calde, ed io che sono rivolto a mio figlio
cerco con il cuore rapito dal mio dolore
di essere per tutti un consolazione, un aiuto
poetico che imprima forza e speranza; gioia
e lealtà portano in breccia le forze dello spirito
che io disperdo come fossero sincere parole
d’amore. Amici miei, quando lunga è la strada,
tanto da non vedere arrivo alcuno in fronte,
però se mai faremo questi passi, mai vedremo
la nostra vita ritornare, non troveremo seguito
nel nostro stesso sangue, i nostri figli sono
la cosa più preziosa, ed io volgo con la poetica
per santificare gli sforzi di mercoledì, cerco
nei versi di aprire il cielo, per farlo piangere
con noi la sera, ed intimo alla terra di tremare,
di manifestare con noi, per quelli che sono
i nostri tesori naturali, la nostra immagine
che prende carne e forma nostra. O figli
miei persi chissà dove, non temete poiché
noi sono con voi, e voi siete la cosa totale,
l’immagine pura della vita, amore incontrastato
perché non è derivato, voi siete così piccoli;
indifese creature in mano nemica, nemico
che è portatore del tuo stesso retaggio. Ahimè
com’è triste vedere una madre piangere,
quanto un padre disperarsi: quanto dura sarà
per noi la riuscita? Saranno forse queste
poche parole a ridare vita alla stessa vita,
potranno loro ascoltare il Verbo? Sentire
la forza scorrere nel rileggerTi, la speranza
concretizzarsi per mano Tua; fidate Figli
miei, perché la giustizia è cosa grande,
e l’amore supera la giustizia per furore, brucia
senza mancare, arde come una fiaccola
che non bisogna d’olio, è acqua che rinfresca,
è un amore incalcolato che lotta, si difende,
trova forza nei compagni di sventura e vede
finalmente un umanità compatta d’amore,
l’amore per i figli lotta per noi, non stanca
la voce, e grida ovunque, si lamenta perché
soffre, e si sente perché sono molte voci,
molti padri afflitti che combattono un stato
inerme, madri sciagurate che si vendicano
per mezzo della vita rapendola senza indugio,
soffrono per i padri incoscienti che scappano via,
lasciando amarezza e sgomenti, portano paura
in casa e non lasciano vivere chi ne ha maggior
diritto. Questo è poco se raffrontato a tutti
quei genitori che vivono lontani, genitori
traditi che vivono dispersi nelle lacrime,
e fanno di quel lago il loro sconforto. Basta
o Stato, tu devi infliggere punizioni per colpe
di tal viltà! Non puoi tu Casini, non ascoltare
il nostro lamento, non devi tu Berlusconi,
ignorare le nostre richieste, perché se a poco
non arrivi, come farai quando dovrai camminar
tanto? Ora fratelli, amici nel dolore, forza
d’amore per i Figli, grida!!! E non mollare
anche se non tieni in bocca niente, perché
devi credere, devi essere tu convinto, per poi
convincere altri, io scrivo la domenica, perché
è santa, è madre premurosa dell’anima, e padre
protettivo del figlio, sei come una manna
dal cielo, sei la parola di Dio che si fa carne,
potranno forse loro, quelli che si dicono
governanti, venire contro di Te? Perché Tu
nella Tua gloria, ti fai parte del nostro dire,
ti proponi come emblema sullo stato, e lo stato
non può essere regolto se non da Te, perché
di uomini si tratta, di persone come noi,
gente che è padre, madre e più di tutto è figlio.
Cosa direbbe Tremaglia, se gli si dicesse:
o uomo, tu sei figlio della più bella donna,
di colei che ti istruì nella vita, e che ti diede
l’amore che tua moglie da a tuo figlio, sei
tu buon esempio, sei tu l’esempio del nostro
retaggio, perché soffristi quando tua madre
piangeva, come ti mortificasti quando tuo padre
morì, guardati e ascoltati dentro! Questo
è il nostro consiglio, perché se mai ti capitasse
quello che ci succede, tu soffriresti, moriresti
come padre e figlio. Ti sembra allora ingiusto
non abbracciare questa nostra voglia, questa
nostra causa di Giustizia, che vi permetterebbe
di distinguervi dagli altri, di mostrare, almeno
per una volta, di non blaterare tanto, ma di fare
e subito, perché non facendolo saresti imputato
di fronte all’Italia ed al mondo come uccisore
della patria; come Ponzio Pilato, ti laveresti
le mani per non centrarci? ma poi che fine fece?
Chi lo portò dal Signore e lo difese? Jhesù
è lo stemma che monta la norma di questa
elegia, perché come non ascoltate i vostri
fratelli soffrire, così vi impaurirete sentendo
la Parola, Io sono cului che venne dal campo,
quello dei pomi d’oro, dove risiede il Padre
mio, e dove risiedo Io. Voi, piccole luci
che oscurano la Verità: ascoltate! perché
vi parlo con amore, sono l’agnello, la forma
d’amore sacrificata dai miei padri per redimere
il mondo, ma voi siete indigenti, e quando dico
voi mi riferisco all’Italia, a colei che combatte
per niente in Iraq; stai attenta Italia, perché
la punizione è grande, e tu potresti essere
la peggiore, perché non si fa guerra senza motivi,
io vengo dal luogo che combatti, e Mi adori la domenica
con ipocrisia, credi di vederMi, ma Io non ho volto per te,
non sono il tuo retaggio, tu hai utilizzato come fece Roma
un tempo, della grazia del mio Nome, ma se solo
tu… con impegno di farai compagna della Giustizia
Io sarò per te come un Figlio, Io sono il tuo
Figlio rapito, quello che non vedi, perché ti è
sottratto, sottratto dall’odio, dalle vendette bellicose,
avete tutti bisogno di amore, tutti ricercate
la spallata del Padre, perché tutti voi avete
bisogno d’amore. Ecco Io avvengo nelle mani
di un ebreo cristiano, pieno di carisma, che dice
quello che Mi piace, egli è poeta, musico,
grande re e guerriero, è di un popolo che vive
da seimila anni, e se Mi ascolterete ora
che vi parlo per mezzo suo, esaudirete Me
come Io ho esaudito il Padre, e saranno altre
le cose che vi dirò; ma solo se tu porti impegno
per i tuoi piccoli e per loro che li genereranno,
o che li hanno generati e portati via! Qui mi
fermo, perché voglio che si sappia, che se tu
sarai brava Italia, sarai premiata, e se non badi
a ciò che dico, non badi a chi ti ha generato,
e tu conoscerai la vergogna della degenerata,
perché segui strade oscure dirette da uomini
che si fingono dorati, quando sono di Ferro.
Sai di chi parlo e senti come ti proferisco,
perché è nelle parole che sentirai quello
che ti fa tremare i piedi, sono tante le cose
che so di te, che il mondo stesso t’inchioda
se le conosce. Tante volte il carisma si perde,
e non più la parola è nella poesia, ma un uomo,
uomo che è padre e figlio, figlio di un padre
che non fu, e padre di un figlio rapito dall’odio;
ho si delle forze che mostrano mistica credenza,
ma sappi che sono per metà quello che tu uccidi,
sono la tua testa, il tuo spirito. Che faresti Italia
se ti dicessi che lo spirito è grazie al corpo?
E che corpo è figlio dello spirito e che l’anima
è la madre, colei che ha dato la vita? Ricordate
che qui la fine non la decido io, non voglio
frenare la mia anima, perché ciò che scrivo
e che mi viene tramandato, lo proferisco in nome
di mio Figlio Jhoshua, e di molti altri piccoli rapiti
sottratti e usati come strumento di vendetta, destati
Stato italiano, perché non sei il Suo retaggio originale,
Suo sangue e stessa carne, Suo spirito, Sua forza;
io non fermo la mia volontà di vedervi innamorati
di quello che vi dico e che vi è stato detto. Mio
figlio è preso via dalla vendetta già da nove mesi,
ma se solo sentiste che succede agli altri… se la mia
vi fa male, la loro vi ucciderà. Sono tanti, infiniti
numeri incalcolati, perciò io ringrazio Iris e Silvio
perché tanto insistendo e molto pregando avete
risvegliato l’orecchio di Dio, e Lui e con noi!
Noi soffriamo o Stato, e chiamo Stato tutti, voi
di destra quanto voi di sinistra, non so tutti
i vostri nomi, perciò chiamerò Stato tutti
quelli che devono adoperarsi per il bene, bene
che si chiama Giustizia. Sopra ho detto che saresti
ucciso se il dolore fosse ancora così grande,
io CiroLorenzo non mollo, e sono in Dio
come tu sei nella feccia, e dirti questo non
mi spaventa, e sentir leggere ciò che scrivo oggi
da tutti non mi spaventa, ma mi da forza, perché
con me ce ne sono altri, altri altrettanto determinati
che lottano già da molti anni, senza nulla riuscire.
Io sono ciò che sono e scrivo in retorica la prossima
parte del trattato, perché voglio che tutti sentano,
che tutte le televisioni leggano, che tutti i giornali
ne parlino, tu non mi spaventi perché sei debole
agli del Padre mio e se ognuno di noi è una piccola
luce, voi siete grandi in merito nostro, quindi
spaventa l’idea d’esser lasciato per terra, perché
ti ripeto che so cose che tu neanche immagini,
percepisco pensieri e li muto in versi, sono
la tua ombra ora, ma tu non mi vedi perché
sono nella luce, ma se vuoi che sia per te
quello che il Padre mio è per me, bisogna che tu
cambi, si deve dirigere la barca in altro senso,
voi siete in circolo da duemila anni e forse più
e le vostre credenze sono la vostra rovina,
perché la vostra demagogia sta rovinando tutto.
Ascoltate popolo, perché se poco mi da tanto,
perché questo poco non è per voi tanto? Io
sono una piccola luce, che soffre e teme, vive
in maniera diversa, perché non conosce regole,
la regola è nel cuore, non occorre che sia scritta;
ora Dio vorrebbe essere manifestato, vorrebbe
dare vita, rigenerare quello che ha corrotto,
ed essere di consiglio se vien chiamato. Guarda
come sono le vicende dentro di te, sono marce,
illusive, vane più del mio stesso ardire, quindi
a pari tuo ti parlo anche se tu vali milioni e io
due franchi, sono giovane e povero e sono
anche imprenditore, perché studio lavorando
e mantengo quello che posso a fatica, perché tu sei
ossessivo, mi opprimi di tasse in tasca e mi
prendi in giro dicendo che cambia! Sei tu popolo
italiano il nostro retaggio, sei tu che ascolti
che capisci e decidi, ma se non ascolti e persegui
il tuo cammino al buio, cadrai come sono caduti
altri. Però cosa vuoi, finchè esisteranno quelli
come me, avrai vita dura, perché io non mollo
e questo è solo il primo passo, e quando tu
ascolterai questo saggio, questa mia espressione
letteraria: in una semplice poesia mi dipingo,
ma Colui che mi tiene in mano e così forte
che se da voi non sarà ascoltato vi brucierà,
e renderà vana ogni cosa per sempre. Perché badi
ai colori o stato pontificio? tu chiami lo straniero
e poi non fai nulla per lui, se non raccontargli
tante prediche, prediche che vanno ottemperate
prima da se stessi e poi insegnate agli altri,
qui non c’è inganno, questa è pura vita, e gioia
e sogno allo stesso tempo, ma è anche realtà
forza d’animo ed umanità, sbagliare per redimere
cambiare e tornare indietro; chiedi dunque scusa
del Figlio rapito! Tu hai sigillato la conoscenza
senza leggerla, e non hai dato le chiavi a nessuno,
perché nessuno leggesse la Verità, ma la Verità
è il Verbo, Colui che se sigillato ritorna, proferisce,
si manifesta così, perché così è fatto, è diverso
perché voi siete diversi, è triste quando dovrebbe
essere gioioso, Gli fate pure la Pasqua mentre
ricordate che Lo flagellate.. siete proprio vani, come
tanti sono i manili dentro le vostre tasche…però
questo è l’inno della Salvezza, è il vostro riscatto,
quello che vi darebbe la luce in cambio di buio,
e sarete i primi a riabbracciare Jhoshua, mio figlio,
e poi molti altri, altri piccoli fuochi che ardono
lontano dal padre, e vivono sconfitti dalla madre;
Dio è salvezza, così chiamai mio Figlio, perché
come ora scrivo è in virtù sua, egli venne chiamato
da me, ed egli venne per volontà del Padre, per merito
di anche quell’una, quella grossa, quella dispersa
che il buon pastore ritrova, e tutti fanno festa,
perché per lei novantanove diviene cento, e cento
è uno, solo vero Dio Vivente, martello nello sdegno
dalla vostra infamia, perché avete ricattato, avete
finto quando morivo tanto quanto fingete ora
davanti ai nostri piccoli, mio Figlio è uno, ma ce
ne sono altri come il mio e meglio del mio; siamo
tutti uguali a questo mondo, come nasciamo nudi
da piccoli, così riviviamo la nostra reminescenza.
Guardate lo stile, non è legato ma spassionato, pensa
te se le poesie potessero tanto! Se divenissero canti
sulla mente mentre lavora e produce, ama e si lascia
Amare. Vedete come io nel mio piccolo vedo grandi
cose, non sono nulla di più di quello che siete voi,
eppure voi non volete credere che Dio sia il Vivente,
ma il vivente vive e se vuole ve lo dice, perché Suo
e tutto ciò che avete, e parlarvi tutto il pomeriggio
è un piacere perché sento forte il Suo grido, lo provo
come commozione e grazia, senso estremo del mio
divenire prossimo, del mio essere al di là, mentre
sto comodo e seduto qua, ma questo è per poco,
perché come è vero che Dio vive e che Jhesù non
è morto in Croce, così tutti sentirete che Lui
è vivo e vegeto, ebbe ad avere Figli, come i suoi
Figli ne ebbero da avere altri; e poi se credete
alla Chiesa, siete ciechi dalla nascita: si intravede
ma non si coglie, perché nemmeno loro vedono,
ma sentono voci, la mia è unica voce del deserto
che grida: ridatemi mio Figlio, e io vi darò me stesso,
siate giusti ed io renderò stabile l’instabile, e i cuori
che sentono di amarmi, saranno da me nutriti,
e loro mi proteggeranno, come io li ho nutriti da piccoli,
ed il mio pane sarà morbido e senza sale, non inganna
il palato anche quando è pesto, e vive nel vino
del mio sangue, nel corpo come vita e nello spirito
come eternità. Voi credete che tutto sia possibile;
se no permettereste a Dio di non essere uomo, ma
qualcosa di più che c’è in ognuno di noi, e che
in me si manifesta la Domenica, si manifesta così,
semplice, conciso e dritto, forte perché cresciuto
al fianco del Padre che ho nei cieli, Padre vostro
come Figlio mio, ora se tutto ciò che scrivo non
sarà da voi letto, e riletto all’infinito, le parole
diverrebbero per voi fuoco, fiaccola che genera
senza corrompere, e uomini come me verranno
da me, e noi saremo per voi una sorgente di vita,
non vogliamo nulla, no potere, no impositivismo,
no alla guerra, no all’ingiustizia, no a te che
ti fingi italiano, quando sei di mille colori,
no perché ognuno di noi ha un retaggio, ognuno
gli stessi diritti, ed il diritto è l’Italia, maestà
di tempi antichi, e di glorie maestose, forza
di conoscenza e pilastro d’America; ribellati,
renditi indipendente, si neutrale, cambia aspetto
per una volta, riconosci gli sbagli, e torna indietro,
tu non sei oggetto in quel campo maledetto, che costa
vite su vite, morti si contano a centinaia, migliaia
se il tempo continuasse così per poco; ma non t’accorgi
che la pace non abbatte ma ricostruisce? La vita genera
ma la morte uccide. Ti basta o vuoi che continuo,
vuoi che il mio grido si faccia completo, vuoi che ti
dica perché ti capita tutto questo, perché fingi e sei
ladrona, rubi nelle tue stesse tasche, e combatti togliendoci
la vita; non fluisce più l’economia, c’è recessione, paura,
cordogli infranti che gridano da ogni parte, sei tanto
nell’oppresso che nel padrone, sei imprenditore senza
sostanza: recoreggia la solfa della vittoria quando
è in continua perdita, ma se tu, o popolo mio m’ascolti,
io scenderò e darò la mia vita a tutti, ti farò l’esempio
che mi fece mio Fratello, ti spiegherò con cura, perché
tu non ti stracci, ti rammenderò sempre quando sarai
scucita, quindi riconosci te stessa in questi versi,
sii Italia per un mese. Uno, perché poco mi basta per dare
quello che tu professi da millenni, io vado lì se mi
mantieni e sostieni quello che sostengo io, e sarai
tu, con le mie mani a plasmare l’amore e curare
ferite, sarà una maratona senza fine, ma che alla fine
sarà Principio, nuova vita, dolci emozioni che scivolano
come miele sulle labbra umide. Io cerco il meglio
per mio Figlio, il giusto come istruttore, il saggio
che governa e Dio che regna incontrastato, il Padre
di quello che avete creduto morto, ma Lui è vivo,
è qui con me, dentro di me e fuori di me, e non c’è
inganno perché non voglio niente se non farlo regnare,
io sono il rapito dalle novantanove, quello che parla
e dice ciò che egli pensa, e sa che Dio è uno no altri.
Fingi di non capire che la vita è importante, che tu
soffri come soffre l’Inghilterra, tu vivi le pene della
paura che visse la Spagna, sei in mezzo ai Casini,
Berlusconi, Tremaglia e Mortadea a condimento;
puoi tu forse trovar giustizia per quelle vie oscure
che io do al fuoco, alle bugie che non m’ingannano
perché non puoi ingannare il Padre, come non puoi
ingannare te stesso, se fai torto alla madre, farai torto
a chi ti ha generato. Questo sembra più un trattato
ora, perché da mio figlio in poi, ci sarà Giustizia,
perché negare il bene dei Figlio? Perché negare felicità
all’Italia? Prchè farci male da soli? Domandati italiano
questo piccolo concetto: chi è lo Stato? Se non sapete
rispondere siete vani come vano è chi vi governa, e sarete
linciati dalla Cina in un momento, vi indebiterete a tal punto,
che sarà servitù completa, perché ricorda che vedo un
futuro bello ed uno cattivo, a te sta la Scelta! A te il compito
di essere alla pari di chi è diecivolte te! Guada a testa alta,
vola come l’Aquila, ma non fingerti Aquila se sei un pollo
spennacchiato, perché vi hanno addirittura mancato un ala,
l’hanno recisa per non farvi volare, ma io curo ciò che
altri spezzarono, sano e forte sono giovane e non ho paura,
sento ora Costanzo leggersi nei versi, e mancano giorni
prima che lo possa fare, sento che lui capisce mentre
legge che io so, so che lui sentirà il carisma mentre legge,
gli mostrerò che lo spirito è nel tempo, come lui è nello
spettacolo, e che niente ferma la terra, quanto veloce gira
il sole; io ti faccio le scuse, le mie più sentite scuse, perché
c’è apatia di soggetti nel suo programma, sei a far luogo
comune quando potresti divertirti con gente che vale,
valore che non cambia, perché ti dirò la solfa, te la racconto
come una satira o Costanzo, come la vicenda del mercante
di Napoli: quest’uomo è un po’ come te, perché comprò
mille talenti per diecimila scudi, e non s’accorse di pagare
gli scudi con le perle, quelle che lo rendevano ricercato.
Ricordi il mio amico Demofilo Fidani, lo osteggiasti,
lo mettesti davanti l’inganno, quello che lui non faceva
lo considerasti una menzione, ma egli non fece perché
non puoi tu, o uomo tentare il Dio tuo! Non ricordi
cosa dice la Bibbia, eppure credesti in tante altre storie,
vedi la Giustizia come fine, sei portatore di cuori infranti,
di storie palesi anche se vere, non c’è verità senza quello
che ti dico, perché so che leggerai e sentirai dentro fuoco,
perché t’accorgerai di aver ritrovato una perla, un fuoco
che non si consuma perché è eterno, tutto quello che Strisca
dice o mostra è minimezza in confronto alle cose che ti
dirò io, perché loro giurano sui tarocchi, e pregano
idoli, non ne fanno mai conforto perché non ci arrivano;
ma Jhesù dice che la luce va nella lampada della porta,
per aiutare i viandanti a ritrovare il cammino e chi
voglia venire a vedere venga, perché la luce è tale
tanto da sola che insieme ad altre; tu che predichi l’ironia
sei di forma intelligente, ma la utilizzi con poche forze,
sei seduto tutto il giorno, e non sai che dietro di te
c’è ingiustizia, apatia politica mentre tu sei giusto!
Manifesto la mia indigenza con fare, sono carismatico
e dico quello che penso, e se Dio vuole molti sentiranno
quello che io ho sentito in due ore trascese nel pensiero
di essere ospite da lei, ora per i nostri Figli, domani
per mostrarle quello che vuole; vuole vedere la vita
oltre la morte? Io gliela mostro in diretta, davanti
a tutti e senza tarocchi gioirò nel mio genio orientale
che s’esclude, e lascia dire a Dio ciò che vuole.
Temo il mio buon Pastore, perché è mio Padre,
ed Egli è per me quello che io sono per Lui,
e sono come non mai quando non possiedo nulla,
quando umanamente piango, e scrivo del mio
figliuolo, principe di Persia rapito dalla madre,
sogno comparso ancora prima d’essere concepito,
tu sei la mia unica salvezza, la mia ancora, il primo,
forse anche l’ultimo… perché tuo padre ora piange?
Figlio mio, Jhoshua, perno del mio vivere quotidiano,
quando ridevi tutto mi rideva intorno, tutto pariva
dolce, anche se tutto il resto era aspro. Comunque
hai visto come lotta tuo padre, sentirai un dì vicino
parlare di me anche se non ti avrò cresciuto, e in un
attimo, ti darò tutto quello che non ho potuto darti,
perché mi sei stato rapito con l’inganno, ed ora verrai
riscattato da me con tutta la nobiltà della nostra casa,
con onori e gloria tornerai, e sarai per me quello che sei
per tua madre, io voglio unire non dividere, non serve
amarsi tutta la vita, perché l’amore vero è raro e va
ricercato; l’Eros non finge, l’Eros è vero, è la paura
più dolce che il cuore comanda, è la voce che sostiene
quando tutto vacilla, imparate il valore della Famiglia,
sentite cosa un poeta persiano trapiantato in Italia
vi manifesta, ascoltatelo perché comunque non vuole
niente, perché sarei vano se non ascoltassi il cuore!
Provate anche voi ad essere come me, umano; sbaglio
ma non torno mai a casa senza chiedere scusa, alle volte
non serve chiedere, basta l’emozione… quella parola basta.
I pensieri continueranno, ma saranno diversi, perché
di questa elegia, sto facendo un poema, poema in nome
di mio Figlio e per conto di molti altri Figli oppressi
dall’odio, e vinti in una società depressa, finisco si,
perché ora sono stanco, ora riposo per poi continuare
ancora, e voi sarete letti da me come se foste fratelli,
sarete tutto quello per cui noi lottiamo, libertà, forza
e uguaglianza, e poi più dirò nel proseguo in persona.


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AirBag

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il 31/07/2004 alle 17:57

Ma non ti vergogni ad occupare tutto questo spazio
con questa tua cosa
che nessuno leggerà mai?

AirBag

il 31/07/2004 alle 17:57

Ma non ti vergogni ad occupare tutto questo spazio
con questa tua cosa
che nessuno leggerà mai?

AirBag

il 31/07/2004 alle 17:57

Ma non ti vergogni ad occupare tutto questo spazio
con questa tua cosa
che nessuno leggerà mai?

AirBag

il 31/07/2004 alle 17:57

Ma non ti vergogni ad occupare tutto questo spazio
con questa tua cosa
che nessuno leggerà mai?

AirBag

il 31/07/2004 alle 17:57

Ma non ti vergogni ad occupare tutto questo spazio
con questa tua cosa
che nessuno leggerà mai?

AirBag

il 31/07/2004 alle 17:57

Ma non ti vergogni ad occupare tutto questo spazio
con questa tua cosa
che nessuno leggerà mai?

AirBag

il 31/07/2004 alle 17:57

Ma non ti vergogni ad occupare tutto questo spazio
con questa tua cosa
che nessuno leggerà mai?

AirBag

il 31/07/2004 alle 17:57

Ma non ti vergogni ad occupare tutto questo spazio
con questa tua cosa
che nessuno leggerà mai?

AirBag

il 31/07/2004 alle 17:57

Ma non ti vergogni ad occupare tutto questo spazio
con questa tua cosa
che nessuno leggerà mai?

AirBag

il 31/07/2004 alle 17:57

Ma non ti vergogni ad occupare tutto questo spazio
con questa tua cosa
che nessuno leggerà mai?

AirBag

il 31/07/2004 alle 17:57

Ma non ti vergogni ad occupare tutto questo spazio
con questa tua cosa
che nessuno leggerà mai?

AirBag

il 31/07/2004 alle 17:57

concordo 100000000

il 31/07/2004 alle 18:15

Vuoi semplicemente metterti in mostra.....
peccato.
il messaggio sembra un comizio.
Le colpe della società Italia ci sono..
Secondo me non è con questo spazio che devi esibire le tue tesi
ciao
gb

il 31/07/2004 alle 19:41

lo so che forse non è una lettura poetica, questa è stata un elegia che ho scritto per un associazione della quale faccio parte prima di una manifestazione contro il rapimento di figli da parte di un genitore...

la dolcezza è per la bellezza d'animo, io vivo privato di mio figlio da 12 mesi, perchè è stato sottratto...ora....esisterebbero parole dolci per quelli che si sono resi parte in causa di questa mia disgrazia??? Stato-servizi sociali-avvocati-ignoranti.

io voglio imparare a scrivere come Dio comanda, e Roma non è stata costruita in un giorno...per quanto riguarda la coscienza storica cos'è??? è forse il sapere che la storia dell'uomo nasce e vive tra guerre ed abominii, io raccolgo solo la storia dei miei padri, perchè sono orientale....... infine le cito una Sua stessa frase che dice all'incirca: "beato quell'uomo per qual beata colpa è morto" , spero di averla ricordata correttamente, gesù stesso era un autarca sentimentale.....perchè gli altri no???

la poesia non ha volto, come ognuno di noi è diverso, canoni e forme sono regolati dalla ragione, io molto spesso scrivo quando sono nell'irrazionale....cmq chi mi ammonisce è mio maestro dice confucio........saprò diventare poeta, se ora non ci sono ancora è perchè devo uscire dal mio guscio, infine ho una vita davanti per migliorare...

mi scusi cos'è il rispetto? è l'accettazione o la responsabilità? essere quello che si è, è una colpa? coscienza e ricordo che differenza hanno? la storia è un dato di fatto, oppure risulta un interpretazione?

chissà cosa ho mosso, per ricevere tutto questo??? io ho solo mostrato cosa sono, e basta!!! non ho detto a nessuno di leggere, ho mostrato solo il mio spirito senza che nessuno ne debba prendere atto. e poi è proprio quello che chiedo: che cavolo scrivono le mie mani quando si lasciano andare???
non l'ho mai capito, e speravo che gente intelligente più di me potesse farmi da lume per trovare stile, metrica e quant'altro serve...ciò che avete letto è grezzo, deve essere lavorato, capito...io stesso devo rileggere queste "poesie" per sapere cosa ho scritto....peccato che sia stato mal interpretato....chiedevo solo un opinione seria da parte di persone competenti, no giudizi che l'arte non richiede....

saluti

el

il 02/08/2004 alle 13:26

lo so che forse non è una lettura poetica, questa è stata un elegia che ho scritto per un associazione della quale faccio parte prima di una manifestazione contro il rapimento di figli da parte di un genitore...

la dolcezza è per la bellezza d'animo, io vivo privato di mio figlio da 12 mesi, perchè è stato sottratto...ora....esisterebbero parole dolci per quelli che si sono resi parte in causa di questa mia disgrazia??? Stato-servizi sociali-avvocati-ignoranti.

io voglio imparare a scrivere come Dio comanda, e Roma non è stata costruita in un giorno...per quanto riguarda la coscienza storica cos'è??? è forse il sapere che la storia dell'uomo nasce e vive tra guerre ed abominii, io raccolgo solo la storia dei miei padri, perchè sono orientale....... infine le cito una Sua stessa frase che dice all'incirca: "beato quell'uomo per qual beata colpa è morto" , spero di averla ricordata correttamente, gesù stesso era un autarca sentimentale.....perchè gli altri no???

la poesia non ha volto, come ognuno di noi è diverso, canoni e forme sono regolati dalla ragione, io molto spesso scrivo quando sono nell'irrazionale....cmq chi mi ammonisce è mio maestro dice confucio........saprò diventare poeta, se ora non ci sono ancora è perchè devo uscire dal mio guscio, infine ho una vita davanti per migliorare...

mi scusi cos'è il rispetto? è l'accettazione o la responsabilità? essere quello che si è, è una colpa? coscienza e ricordo che differenza hanno? la storia è un dato di fatto, oppure risulta un interpretazione?

chissà cosa ho mosso, per ricevere tutto questo??? io ho solo mostrato cosa sono, e basta!!! non ho detto a nessuno di leggere, ho mostrato solo il mio spirito senza che nessuno ne debba prendere atto. e poi è proprio quello che chiedo: che cavolo scrivono le mie mani quando si lasciano andare???
non l'ho mai capito, e speravo che gente intelligente più di me potesse farmi da lume per trovare stile, metrica e quant'altro serve...ciò che avete letto è grezzo, deve essere lavorato, capito...io stesso devo rileggere queste "poesie" per sapere cosa ho scritto....peccato che sia stato mal interpretato....chiedevo solo un opinione seria da parte di persone competenti, no giudizi che l'arte non richiede....

saluti

el

il 02/08/2004 alle 13:26

ciao E
innanzitutto ti domando scusa per come sei stato "aggredito" ma ovviamente in mezzo a tante persone si trova sempre chi ha tanta cultura quanto maleducazione...

per quanto mi riguarda non sono riuscito a portare a termine la lettura del tuo scritto... ugualmente voglio darti un consiglio:
distilla i tuoi pensieri, spogliali di ogni inutilitá, spremili fino a che la loro vera essenza non diverrá inchiostro per la tua penna. a quel punto graffia la carta e regalaci una magnifica lezione di poesia. : )

a presto
P.

il 02/08/2004 alle 16:52

ma borsa d'aria non è mica 'sordo' perchè glielo dici tutte queste volte....

il 02/08/2004 alle 19:22

non dovevi..........., io sono stato felice di essere ammonito, poichè in me si sviluppa carattere, io veramente non mollo!!!, cmq grazie.....

la prossima volta usa
il pensiero del cuore
ed io t'ascolterò senza
che nessuno senta....
sarò simile al mare
dove riporre la tua
barca; poi verrò in forma
di vento, per farti
solcare tra le onde
senza bisogno di parole.


sha'alohm ishiyah

el

il 03/08/2004 alle 11:21