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Utente eliminato
Pubblicata il 21/07/2004
Quel giorno al crocevia del tempo perso
ti calai la mia treccia di verso
Dal torrione dei sogni ti vidi
l'incedere lento prese il mio sguardo

T'ho aspettato paziente
mai vinta dal dolore inquietante
figlio della tua presa alla radice dei capelli
All'ultimo tratto i miei pugni chiusi
ti apparvero cancelli serrati
prolungamenti d'una prigione di ferro

Quel giorno giungesti in cima
proprio qui, mio signore
Non avrei mai creduto che anche tu
come me
fingevi d'inseguir madonna Libertà
desiderando invece fermarti per sempre
spiacente infine
di non essere, ahimè, il tuo grande amore

Eppure non ti lasciai
avrei potuto
condannarti alla solitudine amara
dopo tanto patire
con un salto nel vuoto

Mentre parlo...tuttora, io resto
corolla schiusa in calice aperto
per serbare nel petto
un siero che sa di lacrime e vento
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Mi metizzato sotto un velame di metafore dal gusto antico e fantasy, una delusione che sa di lacrime e vento, che non hanno epoca o soluzione di continuità ancora oggi.
Ciao
Sergio

il 22/07/2004 alle 08:50

una storia reale, forse un frammento di autobiografia, celato sotto versi dal sapore deliziosamente " retrò ". Hai abbandonato il tuo stile consueto, ma ugualmente la poesia che hai scritto è bellissima. Un bacio a te.
Michele

il 22/07/2004 alle 17:55