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Utente eliminato
Pubblicata il 21/07/2004
Avida, la vedo nutrirsi
della sua essenza stessa
peccato e presunzione,
indugiando consapevole
di errare.

Eppure l'amo,
come il diverso s'ama,
senza protezioni,
senza freno alcuno,
alla ricerca dell'estremo balzo.

Vuota, senza speranza
di tornare ad esser viva,
la vedo riversa e sola,
carne macellata
su cui inutilmente piango.

Eppur vive,
ed io m'illudo del viver suo,
leccando feriti amori
che solo sanno,
senza saper chi sono.

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