Avida, la vedo nutrirsi
della sua essenza stessa
peccato e presunzione,
indugiando consapevole
di errare.
Eppure l'amo,
come il diverso s'ama,
senza protezioni,
senza freno alcuno,
alla ricerca dell'estremo balzo.
Vuota, senza speranza
di tornare ad esser viva,
la vedo riversa e sola,
carne macellata
su cui inutilmente piango.
Eppur vive,
ed io m'illudo del viver suo,
leccando feriti amori
che solo sanno,
senza saper chi sono.