PoeticHouse - Il Portale dei Poeti e della Poesia
Utente eliminato
Pubblicata il 12/07/2004
Quanti giorni ammucchiati sulle mie povere
spalle. Tu sei giovane, non puoi nemmeno
immaginare i ricordi che porto qui dentro.
No! Non andartene ti prego, ascolta la mia
storia, ascolta.

Passeggiavo lungo un sentiero alberato che
portava lontano, sino ad un bellissimo prato
fiorito. Intorno a me, i soffi di un vento sottile
sussurravano nenie sibilline nel silenzio dei
primi albori, mentre, in un cielo macchiato
da soffuse tonalità pastello, nubi bianchicce
sfumavano vaporose all’infinito. Mi ero
smarrito in un mondo di fiaba, un mondo
felice, senza affanni.
Ad un tratto, però, mi apparve dinanzi un
bambino, seduto su una sedia a rotelle, una
sedia a rotelle grigia, che un uomo, ricurvo
su se stesso, spingeva lentamente. Che scena!
Dolore e dignità assieme! Mi fermai, abbassai
lo sguardo, provai impotenza, pura impotenza.
Non potevo nulla? Mi toccava davvero il ruolo
di spettatore inerme? No, non riuscivo a sopportarlo!
Allora, corsi verso quel bimbo, pregai l’uomo
di poterlo aiutare, e iniziai a tirare la carrozzella
con gioia e rabbia nel cuore. Gioia e rabbia...

Mi svegliai. Soltanto un sogno.

Capisci? L’unione tra uomini è la salvezza
antica, la fiammella di vita. La solitudine
significa abbandono, desolazione.
  • Attualmente 5/5 meriti.
5,0/5 meriti (1 voti)