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Utente eliminato
Pubblicata il 12/07/2004
Al di là dei filari l'eco lontana
sconfina tra le ombre della collina
Povera donna stanca
sdraiatasi fiaccamente
senza misura
sopra i mozziconi consunti
dalle pedate del tempo che passa

E l'attraversa
un lampo cieco
bendato dalla notte scura
sconfitto a morte
da ogni ragionevole dubbio
che sia demenza o saggezza

E si riadagia
con leggerezza
figlia di un crepuscolo caro
nenia e medicina
per ogni sorta di muto dolore
che sia pietà o compassione

Per fragili versi posati
come fiori recisi
sopra la lapide della mia presenza
quasi impercettibile
Memoria spesso ignorata
predestinata da un nome
alla facile dimenticanza

Ella ora si leva
e danza
ridendo alquanto indispettita
per la cenere grigia
tra i capelli rubati alla notte
decine di piroette
passi di valzer
giravolte

Si accascia
spossata
dal rumore sordo
delle sue ossa rotte

Memoria...Inno all'Indifferenza
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E', questa, un'immagine che rimane indelebilmente impressa dentro chi ha la fortuna di leggere questi versi bellissimi. Un bacio a te.
Michele

il 13/07/2004 alle 16:47