Al di là dei filari l'eco lontana
sconfina tra le ombre della collina
Povera donna stanca
sdraiatasi fiaccamente
senza misura
sopra i mozziconi consunti
dalle pedate del tempo che passa
E l'attraversa
un lampo cieco
bendato dalla notte scura
sconfitto a morte
da ogni ragionevole dubbio
che sia demenza o saggezza
E si riadagia
con leggerezza
figlia di un crepuscolo caro
nenia e medicina
per ogni sorta di muto dolore
che sia pietà o compassione
Per fragili versi posati
come fiori recisi
sopra la lapide della mia presenza
quasi impercettibile
Memoria spesso ignorata
predestinata da un nome
alla facile dimenticanza
Ella ora si leva
e danza
ridendo alquanto indispettita
per la cenere grigia
tra i capelli rubati alla notte
decine di piroette
passi di valzer
giravolte
Si accascia
spossata
dal rumore sordo
delle sue ossa rotte
Memoria...Inno all'Indifferenza