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Pubblicata il 10/07/2004
LA DISTANZA:

Sento scandirmi le ore addosso:
e purtroppo so’ che non e’ ancora il tempo:

ma comunque ed egualmente
non posso
fare a meno di te:

ed allora, prima ti dipingo,
e poi illumino quel quadro,

dopo ti immagino e vago
nell’etere con te.

ogni distanza e’ breve
se illumina la via
ogni speranza e’ mia
se so’ che tu ci sei:

Ogni momento e’ grande
vissuto nell’ombra
della tua figura;

ogni piccola misura
si moltiplica,
ogni dimensione
ingigantisce
ed inorridisce
all’idea di non poterti avere;

qualsivoglia potere sposa le stagioni:

e quindi la primavera e’ verde,
ma se non lo divenisse piu’,
dentro di te morrebbe
ogni padrone di quel tuo sapore:

ed ogni assurdita’ quindi e’ incapace
di rendere verace
il saperti cercare:

qualsiasi umano
ne sarebbe capace,
ma nessuno mai ti avrebbe intuita,
se, nello scalare lo spazio della tua salita
fatta da tante interruzioni,
tu stessa a volte non ti trovi;

ed e’ li’ che riannovi
la persecuzione di te stesso;

e quindi tutto ha un senso
ed un necessario nesso
che governa la tua mente
e tutto si svolge necessariamente,
solamente mentre vivi.

Io ti illumino a distanza
e sto attento che tu non cambi stanza
per ammorbidire la scelta di qualche tuo momento,
quando nel tuo cuore regna lo sgomento;

io devo essere e voglio rimanere
la momentaneita’ del tuo non volere,
ancora in lotta con quella tua idea
che ti fa divenire piccola
di fronte alla prosopopea
di cio’ che ancora vai a recitare;

dove tu sai che il mare
abbraccia
un piccolo torrente
che in lui si tuffa;

dove la truffa
che la vita ti ruba
non e’ il bottino che stavi cercando,
ma stavi solo dividendo
la tua lealta’ dalle tue risorse
su quanto ancora credi:

e quelle cose che pensavi di aver perse
oggi ti riappartengono
con forza maggiore,
devi solo appoggiare il cuscino sulle ore
che da te le dividono:

e quando nel tuo abbandono
troverai la serenita’che vai cercando
hai vinto;

ed io lo so che stai tentando
di arrivare a me serenamente:

ecco perche’ t’aspetto;

ecco perche’ credo veramente
che nella tua mente
stai vestendo la vita
con gli abiti di poi:

quelli che indossare ora non puoi
ma li vai ricucendo,
e allora ti ripeto che ti attendo
fiducioso che la sarta del tuo futuro
formera’ la giusta misura che accomodera’ il tuo corpo;

quella figura finalmente sara’ tua,
e quel nuovo abito, una volta indosso,
ti fara’ capire il senso dell’adesso
che poi durera’ nel tempo
che lungo sara’
e piu’ ti trovera’ indecisa
o dubbiosa nel cercare quella parte di me
che ancora non conosci;

Ora che la distanza e’ meno lunga
getta via il metro delle tue misure,
ma vediti certa e felice in quelle figure
che sto disegnando su di te;

vedimi con te
immagina nuova vita,
ed io ti giuro
che con me vicina
faro’ di te la mia regina
faro’ di te la mia seconda vita
l’ultima,
la migliore:

e se qualcuno addita
sulla pazzia di questa grande idea
rimarra’ folgorato:

ma male vivro’
finche non avro’ configurato
la tua persona unita a me;

ed in questa morbida armonia
termino questo mio scritto
certo di averti trasmesso
il giusto concetto del mio pazzo nesso:

quello che so’ per certo,
e che da tanto bramo,
e’ che mi piace amarti:

e nel giudizio della ripetizione
voglio ancora goderti
farlo in continuazione
farlo finche’ avro’ fiato in gola
per urlarlo:

e devo farlo per amarti ancora,
si’ che con la mia presenza
ti sia meno amara la mancanza
di cio’ che mai
formerebbe in te una viandanza
di quanto prima non sapevi:

ora tu dormirai tranquilla
e riceverai
tutto di me;

io so’ che sai che devi,
quindi pregando un po’ Dio
raccolgo tutto di te:

spengo la luce, amore,
e provo a dormire anch’io.

Federi’














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