Stanche rose rosse
Ieri che caldo
Luce accecante sudore
In quel giardino
Per necessità trasformato in camera ardente
Tu a stringere mani
A baciare guancie sudate
accaldate parole di conforto
Mormorate da troppo vicino
Da fiati pesanti
lustre maniglie d’ottone
e lacrime di donne
Bollenti anche loro
stanche rose rosse tra le dediche delle corone
Caldo, sudore, fastidiosa anche la morte d’estate.
Di lui, tuo padre, ricordo poco,
e tu poco ne parlavi
Lavorava sui treni, a volte dipingeva,
viaggiava, e ritornava
spesso vi portava via te e la tua famiglia
per tornare dopo tempo più stanchi
con sempre meno mobili da traslocare
e con pettegolezzi nei cortili.
Tra di noi ieri il silenzio
Solo a guardarci negli occhi
E cercare l’infanzia dipanasi
In quelle estati di pantaloni corti
Ed in questa invece condannata al ricordo
e ancora come allora
il dorso della mano battuto sul petto
il saluto dei ragazzi di via Paal