una valigia piena di sogni
e le tasche traboccanti di lacrime,
tutte quelle che ho ancora da versare.
le mani spoglie di simboli,
nessun segno dorato che mi leghi
ad un’altra sottile esistenza.
pungente è la voglia di partire
e la solitudine rimbomba
nel grande teatro della mia formazione.
rumoroso e brulicante di idee
questo stanzone asettico, spigoloso
e pregno di significati.
dalle finestre scorgo solo buio,
ed il riflesso di una luce artificiale
che pretende di far germogliare
boccioli di uomini e, senza terra,
pretende di fissare a sè
le radici della fantasia.
quante voci intorno,
quanto muoversi lento,
quanti occhi,
stanchi o brillanti di zelo.
visi sicuri, sgomenti, alienati.
generazioni che crescono con la speranza
di poter dare forma all’implasmabile,
di poter donare colore alla bruttura.
non una mano pronta a tendere un aiuto,
solo fremente competizione.
e nella moltitudine io,
china,
in mano un matita intenta
a disegnare sul bianco
parole che nessuno mai leggerà,
destinate a cassetti che odorano
di muffa e di sogni mancati.
11/02