Fui perso, fui terso, controverso in un verso.
Fui arso in un rogo di marzo.
Fui voce stampata su una croce, fui duce divoratore di luce,
fui brace in un giorno di pace
Fui cupo, fui lupo, fui fosco e ancor più losco.
Fui peggior figlio, fui fame appagata dal miglio
Fui tiglio, fui caglio, fui la Firenze del giglio,
fui un vampiro degustatore di aglio
fui ferita da taglio nel mese di luglio
Fui vista, fui svista, fui cesta che accoglie una testa
Fui cresta di un mare in tempesta
Fui ladro dalla mano lesta
Fui gesta di popoli vincitori in festa
Fui nostra, fui vostra, fui ippocampo in una giostra
Fui lustra, fui mostra
Fui un cavaliere che al suo Re si prostra.
Fui dama, fui trama
Fui una gola sgozzata da una lama
Fui trina, fui crina
Fui urina che si aggrappa ad una latrina.
Fui boria, fui storia di aztechi in gloria
Fui un pugno alzato dopo una vittoria
Fui degno, fui indegno, fui segno scavato in un legno
Fui tassa e fui pegno, di Leonardo fui l’ingegno
fui pragmatico e burocratico
degli ergastolani il viatico.
Fui un rito dentro un testo ritrovato,
Fui il mito di un Gesù mai tradito
Fui il dito che indicò di alzarsi ad un seppellito
Fui sentito da un prelato smarrito
Degli ignavi fui il partito.
Fui guerra, fui pace
Fui lacrima di un bambino che tace
Fui pace , fui guerra
Fui nomade che esausto erra.
Fui, fui e ancora sono
Forse una nota in un tono
O sangue che scrive perdono
Della mia sedia ora ne è trono
Poiché fui, fui e ancora sono.