Avanzo cadaveri di parole,
dell'uomo moderno le bianche lische,
l'incertezza di un passo nel vuoto,
quello cosmico,
quello che trema all'incrocio,
quello che calpesta l'ombra di Dio;
non mi piega l'illusione
di un sorriso
che non m'appartiene,
ma indietreggiando
ingoio cicatrici di terra
e agonie d'ulivi che s'impiccano
e volti acidi mangiati dall'indifferenza
e sillabe che solitarie strisciano sangue
e grigi sguardi di vetro;
e trattengo quel grido
di pietra che dentro dispera pietà.