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Pubblicata il 16/06/2004
Forse è un urlo disperato,
appello ai viaggiatori
del mondo immagginato
di veri valori.

Forse è un canto
di una belva notturna,
o pianto
alla mia urna.

Forse la stanchezza
di un vecchio anticipato
dalla pesantezza
dell'abbandonato.

Forse mancanza di fede
in idolacri d'oro
ed in parole liete
d'alloro.

Forse tutto o nulla,
ma chiedo compassione
con ostinazione
alla forza occulta.

Chiedo asilo agli elementi
e perdono per l'odio,
niente fango ne podio,
ma fine di ore dolenti.
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Coinvolge questa poesia per la sincerità che trasmette l'esigenza di evasione dal dolore causato dalla limitatezza della percezione umana.

il 16/06/2004 alle 10:19