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Pubblicata il 15/06/2004
Lucca 31/12/2001 ( ore 0,25..a cavallo tra due secoli!! )



IL DIRITTO ALLA FELICITA’



Parafrasando in termini comuni, sembrerebbe proprio che la felicita’ fosse li’ a portata di mano; basterebbe chiamarla sottovoce per far si che essa compaia davanti alla tua persona dicendoti: come mai mi hai chiamato cosi’ tardi?

Ma esiste un tempo ben definito nella vita dell’uomo,dove la felicita’ diventa un patrimonio di vera cultura interiore, condotta e voluta con quella fermezza nel credere al vero e solamente al vero, trascurando tutti i surrogati del vero?

Ora so per certo di poter rispondere affermativamente a questo interrogativo:

Ora so’ finalmente che quel diritto che sta davanti ad ognuno di noi, pronto a farsene impossessare, ha una sua storia vera, un viale su cui si e' saputo camminare e non correre, un coraggio che ha sfiorato la pazzia nel desiderare,
una certezza unica e consolatrice di cose che prima ti parevano ingiuste, una fermezza tremenda nella ricerca di una consolazione che solo li’ sapevi di poter trovare, una luce che si contrappone al tramonto di quei momenti in cui lo sconforto diviene il parente piu’ stretto della solitudine.

Quindi questo diritto che esiste cosi’ come tale, diviene parte acquiescente di te, solo dopo aver esaminato attentamente tutti i percorsi che lo hanno determinato e soprattutto tutte le sofferenze che lo hanno preceduto.

Ed io ora, credo proprio di aver attentamente atteso a tutti quei dogmi
che la natura umana necessariamente descrive, prima di giungere allo stato di potersi definire: veramente felice.

Lo affermo proprio nel momento in cui maggiormente soffro e potrebbe sembrare una maledetta contraddizione l’essere felici nel momento in cui non si sta bene con se stessi: eppure e’ cosi’.
La felicita’ non ha origini di trasgressione dall’IO, la felicita’ non ammette compromessi, lei e’ pura e semplice, chiara e lampante, lineare e corretta; lo e’ cosi’ con tutti!

Quindi ho appreso dalla sua origine quali sono le strade da percorrere per arrivare a lei e tra queste vi e’ sicuramente la sofferenza; quindi sono felice se soffro,ma so’ che quella sofferenza e’ solo momentanea, e devo saperla superare per far si’ che la mia anima successivamente riposi in armonia con il mio corpo e con la mia mente.

Passaggio non facile da tradursi in termini di efficace realismo,ma per far si che tutto cio’ avvenga, bisogna necessariamente AMARE, la vera spiegazione di tutto, sta proprio li’.

Ed ecco allora che si assemblano benevolmente nella tua memoria i cosiddetti RICORDI.

Sono loro i maggiori responsabili dell’effetto che provocano al tuo stato d’animo il far si’ che tu ti senta effettivamente felice.

Se i ricordi sono belli,trasparenti,veri,incorruttibili,sofferti,voluti in due, se i ricordi non ti portano lacrime sul volto ma tenerezza nel cuore, se i ricordi ricompongono tutto il coraggio nella determinazione di una azione presa ,ed in conseguenza della quale vedi mutare il tuo futuro, allora la felicita’ ha avuto ed ha espletato il suo ruolo.
Quello di determinante controfigura di chi prima non eri, ma apparivi, di chi prima rideva, ma senza gioirne, di chi prima anche amava,credendo che nel fare sesso si sarebbero spente le fiamme di quei fuochi che dentro di te ardono,senza che tu sappia chi dentro te li ha accesi.


Crescendo impari a classificare e classificarti:

Il momento del vero cambiamento avviene: quando l’esercizio della quotidianeita’ comincia ad appesantirsi sul tuo diritto alla vita, quando l’acquiescenza al solito dunque diventa banalita’,quando
La ripetizione di cose sempre fatte fa’ si che ti interroghi, quando anteponendo l’ineguaglianza tra il giusto ed il dovere, una parte di te si ribella e comincia a guardarsi indietro!

Quando senti di non piu’ sentire,
quando non trovi cio’ che stai cercando,
quando ti perdi in banalita’,
quando sei stanco senza aver fatto nulla,
quello e’ il momento del non-ritorno, e’ il momento di fermarsi e riflettere.

Recriminare?
Pentirsi?
Ritentare?


No: tutto questo la Felicita’ non lo ammette:

mai troveremo felicita’ nel ripercorrere sentieri dove ci siamo sentiti stretti e scomodi!
Mai troveremmo felicita’ se, pentendoci, sapessimo invero di aver scacciato il morbo da noi!|
Mai troveremmo felicita’, se nel ritentare, lo facessimo solo per una forma di dovere civico e non per il ritrovamento della nostra esistenza persasi chissa’ dove!

Se lo facessimo,daremmo alla felicita’ il senso della sua sconfitta su noi e sposeremmo il suo peggior nemico: LA RASSEGNAZIONE, cio’ che umilia l’essere dal suo ipotetico divenire.

Quindi sentirsi felici e’ quando lo spiegamento di forze che prima determinavano il cammino del tuo destino, e’ finalmente sconfitto!

Io,stamattina, a cavallo tra due secoli, credo proprio di essere vicino
al traguardo massimo che ogni mortale detiene, ma pochi posseggono:

Quel diritto so’ che ora mi appartiene e faro’ il possibile perche’ rimanga accanto a me per tutto il resto dei miei giorni.
La sua forza dorme serenamente nel nome di una donna che, riemergendo da un torpore troppo a lungo protrattosi,si vede un bel giorno pronta al suo cambiamento e di conseguenza atta a comprendere che nell’esercizio del dovere non vi e’ felicita’, se per dovere si intende solo dare:
A te il compito di doverosa ricerca interiore con l’augurio che quanto prima tu possa esercitare questo nuovo concetto di vita che cambia il colore di tutte le cose:

IL DIRITTO ALLA FELICITA’.

Federi’










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