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Utente eliminato
Pubblicata il 14/06/2004
La ricordo come una donna semplicemente pura, che pareva non conoscere desideri inutili e complicazioni. Io le volevo bene anche per questo, perchè sapeva farmi tranquillo con silenziosi, aperti sorrisi, figli di una serena forza interiore che a me era sempre mancata. Per lei ogni cosa era semplice, persino il vento; così sapeva domarlo fra i capelli scuri, lunghi e lisci, tenendoli raccolti nei giorni in cui lo scirocco spazzava il cortile e trovava invece in me una facile preda per i suoi mulinelli.

Restò sveglia tutta la notte ad aspettarmi, questo lo seppi dopo, attendendo che decidessimo di porre fine a quella che per noi doveva essere davvero una lunga notte. Forse per lei fu lo stesso, ora almeno lo credo. Ignoro cosa pensasse delle nostre peregrinazioni, se ci misurasse col suo metro personale o se semplicemente ci ignorasse. Allora non me ne preoccupavo affatto.

Noi ci eravamo persi, volontariamente allontanati dalla strada illuminata, ed era davvero difficile tornare indietro, trovare la volontà per farlo. Finalmente provavamo la sensazione di aver oltrepassato il bordo della nostra esistenza, ma oggi, ripensandoci, non saprei se quello non fosse altro, in fondo, che il frutto dei nostri acerbi esperimenti. Volevamo fare esperienza, volevamo fare, volevamo: ora non so dire con certezza cosa, perchè le nostre azioni erano per noi la giustificazione di tutto. Da lì partivamo a costruire le nostre teorie, dalle azioni che ci apparivano grandi e nuove, oserei dire eroiche, come solo le gesta di qualcun altro possono essere. E forse così erano.

Tornammo come di consueto ad un’ora imprecisata, ubriachi di vita, e ci lasciammo, come eravamo soliti fare, senza alcuna parola: solo un abbraccio forte e via, ognuno a meditare per il resto del tempo su ciò che era successo. Se avessimo avuto la forza per pensarci sopra, probabilmente non ci saremmo mai lasciati, ma così non fu. Credo che lei mi aspettasse per sapere, chè finalmente le spiegassi. Restò sveglia tutta la notte e non era sola. Aveva finalmente un desiderio, ferro forgiato e legno opaco, con una lama che con lei aspettava di affondarmi dentro.
Era un desiderio assoluto, definitivo ed io sono convinto che le volessi bene anche per questo.
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..la vita è domandare e rincorrere silenzi..ma se essi si presentano, in quei momenti..è perchè è giusto che così fosse...Nel buio restavano ostacoli insuperati...

:-))
LUna

il 14/06/2004 alle 11:25