“Calle isolato da altrui velleità
scisma del vero dal limbo che è in me
Panchina vestita di foglie autunnali
portale ancestrale di eremi amori
Leggiadri fruscii di alberi inquieti
carezze soffiate su illuse armonie
Cupa prigione di torbida luce
cosmo creato a mio dosso da te,
genitrice insistente di interne ispezioni
maliarda assassina di anelate amicizie
Dall’anima stanca in cui ti proscrivi
elevi lenta le crudeli membra
a sostegno del volto di carenze rigato
La tua natura offendi pur di essermi amica
scansando ogni Amore che eterna un secondo
Atavica ombra dai tempi ancestrali
ti chiami Solitudine ma sola non sei
La mie carni su prati fioriti
la tua presenza come coperta del niente
Escludi il mondo dal mondo che è in me.”
C.M.