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Pubblicata il 05/06/2004
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Wulframia II si arrestó silenziosa all’attracco del raggio 27 al Rendez-vous Center di Kaspania, mentre gli ipersostentatori automaticamente entravano in azione, facendo galleggiare lo space cruiser a un metro dal suolo in fibrocemento.
Dalla fiancata di cristalloplastica della snella forma della nave, un’apertura si materializzó istantaneamente, da cui si protese una piattaforma di lancio di skate-jet monoposto su cui salí un atletico Osservatore, riconoscibile per il fregio dorato del doppio triangolo che, intersecandosi coi vertici opposti, formava una stella a sei punte, sul piccolo scudo che copriva il petto dell’esploratore guardiano della Gilda Androgina di Skorpio.

Appena i piedi toccarono il disco, questo si mosse con moto uniforme, senza segni di propulsione convenzionale, silenzioso e con fluido movimento, spostandosi grazie a recettori neuronici, indovinando dall’attività bioelettrica muscolare dell’Osservatore, la direzione che questi pensava.
Fluttuó con movimento ascensionale fino al terrazzo mobile del 320° piano, dove l’Osservatore scese dal mini-jet, entrando dalla porta trasparente che si aprí automaticamente.
All’interno un elegante locale d’incontri non virtuali, uno dei pochi, in quel settore ai confini della Galassia, in cui una musica soft era diffusa in modo uniforme da globi a sospensione antigravitá, mentre un migliaio di persone era discretamente impegnato in conversazioni a piccoli gruppi, ma principalmente l’intrattenimento era di coppia, non di rado in promiscuitá di razze provenienti da sistemi stellari molto lontani fra loro. L’eccitazione in effetti era maggiormente stimolata dalla novitá di lineamenti e forme, voci e movenze, di esseri tanto diversi.
Novius diede uno sguardo distratto intorno e si accomodó in una bolla biposto che fluttuava in moto lineare intorno al diorama centrale, dove ologrammi di ballerine di Deva Bali danzavano in ipnotiche figurazioni di sequenze tantriche.
Premette una sequenza di tasti proiezioni laser sul tavolino e dal distributore incorporato nella bolla uscí un vassoio con due calici e un’ampolla di Danubia Rosa.
Per quanto assetato attese comunque che Rainbow seguisse l’emissione del suo trasmettitore neurale e lo raggiungesse. Sapeva che lei era giá lí ad attenderlo, si erano messi d’accordo nell’ultima video-com prima di entrare nell’iperspazio, l’ultimo balzo, prima di giungere sull’arcipelago stellare di Kaspania.

L’aveva conosciuta nell’ambito di una consulenza di psicocinetica che aveva richiesto a seguito dell’incontro con una razza apparentemente primitiva, una civiltá pre-atomica, non industrializzata, ma che aveva straordinari poteri psichici.
Si erano quindi parlati in video-com diverse volte e presto l’argomento scientifico fu sostituito da altri, piú personali, dove l’interesse reciproco divenne sempre piú intenso e necessario.
Novius premette un pulsante illuminato sulla console olografica e la bolla si aprí facendo ritrarre in se stessa la parte superiore, per avere una visuale piú diretta dell’ambiente intorno. In quel mentre fece capolino la chioma multicolore di Rainbow sulla soglia della sfera, che continuava il suo lento moto circolare a pochi centimetri da terra.
La sua acconciatura era fantastica, sembrava un ruscello di luce arcobaleno che dalla sommitá alta sul suo capo, scendeva fino al petto, mentre fotoinnesti creavano suggestivi giochi luminosi che rendevano evanescente il colore del suo viso, e le pupille dilatate erano perle nere circondate da iridi in continua variazione di colore.
Il suo fascino era accentuato dal vestito di plasmaraso, i cui colori cangianti percorrevano in lente onde le cinque fasce che avvolgevano lo splendido corpo della donna, le cui gambe si intravedevano fra gli spazi creati ad arte nelle intersezioni e gli spacchi del neosari.
- Salve, Novius, sono in ritardo? - Cara Rainbow, che piacere incontrarti...! No, non sei in ritardo, sono appena arrivato... –
si alzó e le strinse la mano
- Accomodati... Gradisci un drink? - Sí, grazie -
disse lei, sedendosi con movimento flessuoso, offrendo alla vista di lui la sua bellezza in fugace visione di gambe e del petto appena velato dalle trasparenze casuali del neosari.
La sua voce era modulazione melodiosa, tutto l’insieme rasentava la perfezione.

Nell’ascetica vita in perenne missione di Osservatore, Novius non aveva mai trovato spazi per legami di nessun tipo...
Ma Rainbow gli era entrata nei pensieri come un sottile veleno che crea dipendenza, non poteva fare a meno di pensarla e chiamarla in continuazione... E aveva deciso con lei, che era giunto il momento di incontrarsi.
Si guardarono a lungo… occhi avidi di conoscere, contemplarsi... Chiudersi nel momento dell’estasi.
Le mani si cercarono, si sfiorarono, s’intrecciarono prefigurando l’unione dei corpi in attesa... Si scambiarono dolci parole d’affetto, piú intenso il brivido nel poterlo fare non solo attraverso un ologramma immateriale... Poi Novius digitó alcune combinazioni sulla tastiera olografica e la sfera si chiuse e diventó opaca, dall’esterno non erano piú visibili, mentre loro potevano continuare ad assistere allo spettacolo, anche se questa era l’ultima delle loro intenzioni. I divanetti si unirono in un unico divano letto circolare, le luci si attenuarono, mentre i loro corpi si trovarono improvvisamente molto vicini...

Mentre Rainbow fissava intensamente Novius il suo vestito cominciò lentamente, provocantemente, a ritrarsi come se avesse vita propria... il tessuto biosintetico si assottigliava, diventava trasparente e si accorciava, scomparendo in una collana di seta che rimaneva a impreziosire il collo di Rainbow, mentre i suoi capelli accentuavano i giochi di luce e colore, sembrando una cascata di raggi laser.
Affascinato Novius le baciò le labbra, mentre la mano si posava in ardite carezze sul seno e sui fianchi... Le labbra avide si cercavano, si liquefacevano in dolci baci roventi, mentre i corpi cominciavano a sentire la passione travolgerli... Novius scese con la bocca a baciare i capezzoli rosati che sormontavano un seno perfetto, né piccolo né grande, rotondo di una bellezza fisica senza eguali... tutto il corpo di lei era perfetto, le misure, le proporzioni, l’elasticità dei muscoli che guizzavano sotto la pelle, il colore stesso era indice di estremo vigore fisico, di salute e di bellezza estremamente curata...

Fecero all’amore con intensità, conobbero l’estasi più grande, in un crescendo da perdere i sensi...
Poi Novius cercò da bere per entrambi e nel voltarsi verso di lei con un calice di Blue Orion notò qualcosa di strano... i capezzoli di Rainbow ora erano scuri, come due more... mentre prima erano sicuramente chiari e rosa... anche la sua pelle era leggermente più scura... e non era un effetto delle luci cangianti o delle ombre che a tratti l’avvolgevano... era veramente leggermente "diversa"... Lei notò il suo sguardo e i suoi occhi si intristirono...
- Hai notato... vero? -
Lui distolse lo sguardo, cercò di riprendere il controllo... ma era emotivamente troppo coinvolto per dissimulare la sorpresa, l’imbarazzo...
- Non so, Rain... sono confuso... non so bene che cosa ho notato... non vorrei metterti in imbarazzo... –
- No, caro, non preoccuparti... –
sospirò... guardò lontano... si prese un attimo di tempo, poi cominciò a parlare, con la sua voce bassa, sensuale, affascinante...
- Ho fatto naufragio su Mystar, con la mia navetta... sono passati dieci anni standard, ormai... ero praticamente quasi morta... mi hanno ricostruita, è il caso di dirlo, pezzo per pezzo... pelle bio sintetica, organi ricostruiti intorno ad un chip, collegati bidirezionalmente con il mio sistema centrale e periferico, ovviamente sintetico ma estremamente potente e longevo... –
fece un sorriso amaro, storcendo la bocca...
- garantito 4000 anni standard...! - lo guardò di sottecchi, bevendo il Blue...
- quasi un’immortalità, mi hanno regalato... ma mi hanno tolto la vita...
Sapere che nulla di me è mio... nulla... guarda! –
In un istante la pelle di Rain si scurì, diventò nera come una Nubiana di Kantor, il seno si gonfiò di un paio di misure, le anche divennero più larghe, la bocca divenne più larga e le labbra più turgide... gli occhi scuri come la notte...
- Chi sono io?... –
L’istante successivo, il corpo diafano, ricco di efelidi di un’esile rossa era una nuova mutazione di Rain... i cui occhi erano umidi di lacrime... - Questa? - e tornò nella prima manifestazione, con i capelli multicolori e luminosi...

- Non mi ricordo nemmeno più com’ero, prima dell’incidente... tutto hanno sostituito, gli occhi, le ossa del viso, la volta cranica... tutto lo scheletro, ora in biofibra di vegetoplastica, nulla di me era rimasto, che hanno potuto salvare... a poco a poco in centinaia di operazioni, nel coma durato un anno, hanno sostituito tutto... –
Novius la guardava, le lacrime agli occhi, tenendole una mano.
- anche l’anima, sai? –
lui la guardò stupito, corrugando le ciglia... inebetito...
- tutti i miei ricordi, i miei sogni,le mie ispirazioni, le mie speranze, i miei fallimenti, le mie capacità e i miei difetti, prima di perdere le capacità cerebrali... hanno copiato tutto... registrato in duplice copia, non si sa mai... anche la mia anima…-
- … la tua anima… è…? -
- Sì, è una protesi... un software bioaggiornabile in un chip della Galaxytron Inc... –
Posò il bicchiere con la mano tremante e distolse lo sguardo, nel vuoto.
E le lacrime che le rigavano il viso, sembravano vere…


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Lunghissimaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa

@@@@@@@ Visionaria @@@@@@@@@

>>>>>>>> inquietante <<<<<<<<


e geniale!

il 05/06/2004 alle 23:26

Sì, cara Sabrina, lunga in quanto, come vedi, non è una poesia ma un racconto, e come ben dici, visionaria e inquietante, e ti ringrazio per il "geniale".
Un abbraccio
Axel

il 06/06/2004 alle 08:04

Wow Ax che bello ... mi ha ricordato il migliore Orwel ... ma anche Asimov che ho tanto amato ... davvero molto apprezzato il tuo racconto ... interessante e coinvolgente ... un bacione
Cristiana

il 06/06/2004 alle 15:40