Mani di foglie ramate,
il vento disegna spirali
d'ipnotico ardore,
accarezza i cipressi
e li piega al capriccio
di un tocco fugace,
increspa le acque
in baci di spuma,
affonda le dita curiose
nei placidi campi
spettinando le spighe,
e i girasole sorpresi
da turba imperiosa,
si volgono alla luna
già nuda al tramonto.
Fluisce libero il fiume
d'uno sguardo nel vuoto,
si confonde il suono
d'interni multiversali,
a diventare colore
in cinetiche gabbie
di fonemi e sintagmi,
categoremi e saliva
di lumache stellari,
che argentano rose
a cavallo dei mondi
in solitaria visione
di creazione senza freni,
in scissione dicotomica
del sognare la realtà,
per ucciderla meglio.