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Pubblicata il 22/05/2004
Un tubetto di cartone

Ho atteso che la mamma finisse il filo
Quello bianco per arrosto e imbastiture
Un bicchiere della nutella variopinto
Quello colorato per non spaiare il servizio buono
Acqua e detersivo per i piatti
blu mare e senza risciacquo
La tv dei ragazzi ha detto che con un po’ di zucchero
Diventano più grandi e variopinte
E poi su fino al balcone attento a non sporgermi
dalla ringhiera sennò la zia grida e vuole che scenda
intingo con parsimonia il tubetto
e gonfio lento regolare caldo
ecco che appare mappamondo di mondo
grosso leggero con una goccia sotto che lo fa oscillare
iridescente incanto trasportato dal vento
lontano in strada o tra irte siepi di fori acuminati
dopo ore di mondi di bolle e di scoppi
immergo il tubetto e soffio dentro quel che resta
del mare blu senza risciacquo e zucchero
e una eruzione di mondi piccini crescono di gonfiano
pare un vulcano di lava bollente e soffice
intingo la mano e ne sollevo a decine
poi ne faccio uno, un mappamondo nuovo il più grosso
e con la mano intinta c’entro dentro senza romperlo
è sempre bello vedere che se vuoi non rompere un sogno
devi accarezzarlo con le dita di sogno intinte.
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Un ripercorso di bellissime suggestioni! Il fanciullo cresce e si fa uomo ma non dimentica la sua essenza, la molla al sogno, la difesa possibile della propria innocenza. Assai gustosa ed evocativa Sergio, con una felice conclusione di versi. Piaciuta!
Saluti cari.
Max

il 24/05/2004 alle 13:38
Jul

Più che poesia la tua è prosa suggestiva e sottile, rimembranze nostalgiche che esprimi con elegante maestria nel caleidoscopio delle tue emozioni.
Un caro saluto,
Jul

il 24/05/2004 alle 20:23

Il sogno, il ricordo, a volte questi due aspetti si fondono e mescolano nella prospettiva del presente
condito tutto con la suggestione della nostalgia ed un rapporto univoco ed immediato con le cose dettato più dalla inesperienza che dalla innocenza
Sono contento che ti sia piaciuta e che tu abbia letto tra i versi.
Ciao
Sergio

il 25/05/2004 alle 08:51

Il ricordo mi ha detto un'amico che è come la scia della nave, ti dice dove sei stato, ma non dove andrai, e mi esortava nei momenti in cui pareva la sola cosa certa, la scia, di non tracciare rotte puntando il sestante su di essa ma di fissare sempre l'orizzonte ed il sole...
Non era un marinaio e non era uscito dalla accdemia di Livorno, ma ne sapeva lo stesso di mare e di orizzonti..
Ciao Jul ben ritrovata!

il 25/05/2004 alle 08:57