Caro (?) Tobia
Già il nome scelto per te fu singolare
il più pingue di una cucciolata di sette
pedegree blasonato e garrese misurato
stop accentuato e spalle regolari su petto largo,
una bella razza, quella dei rotoli di carta ovattata
da piccolo dividevi con noi corridoi pantofole e letto
poi, chissà non ricordo come ti ritrovasti cuccia e ciotola
cane da giardino e da abbaio notturno immotivato.
Ne sono passati di anni quasi estinto il mutuo del prato inglese
moltiplicati per sette ormai sei più vecchio di me
e lo vedo, non tutte le mattine sei felice di vedermi
e non mi meravigli, nemmeno io lo sono sempre
non sempre mi aspetti, aurore le nostre
di balzi e mugolii e pensIeri e luci e versi
scritti mentre annusi e raspi e miei monti lontani e saputi
fanno contorno ai bisogni fisiologici tuoi di minzione
e miei si assoluto e di capire e sapere e chiedermi sempre domande
e mai ad una mi hai risposto ma poche a dire il vero te ne ho fatte,
ma di quelle senza risposta.
Adesso ti vedo camminare per traverso
lo avevano detto che con l'età e con il peso retaggio di razza e stazza
le anche avrebbero cigolato fino a cedere, ma da piccino tutto pareva lontano
adesso quando è freddo ti vedo che non hai poca voglia anche di alzare la gamba.
Sorrido quando penso che anche da cicisbeo e da maitre ti feci
quando li vicino arrivò una giovine pulzella della tua stessa razza
al primo calore le tue narici la avvertirono e tu già adulto non sapevi
come ma ti trovasti arrapato e scapitante come un puledro
certo non capivi il perchè ed il percome, ma l'aria portava ormoni di femmina
e l'istinto ti portava su e giù dalla rete a cercare quello che non sapevi di desiderare
ed a scostare il cancello col muso ed a cercare quella coda da annusare
e quelle natiche sconosciute ed adorabili, chissà perché, da possedere.
Quelle fu la tua sola occasione di sesso in tutti gli anni moltiplicati
che hai scodinzolato, non ne sono passate più di graziose ragazze
con la coda alta ed effluvi irresistibili, ma ti vedo ancora la mattina
alzare il collo e tendere le narici umide a cercare richiami da seguire
ti vedo leccare la terra dove certo femmine sconosciute hanno posato zampe
urina odorosa e promettente e lo sO che in quel momento se anche ti chiamo
o ti tiro la coda sino a che non hai posseduto quell'odore col naso e col istinto
da li non ti sposti, poi alzi la gamba e annoiato mi segui
lo so che se parlassi mi manderesti a fanculo ma mica posso sempre starti a guardare sognare cagnette e galoppate su prati e su dorsi pelosi..
Da qualche tempo quando rientriamo dopo la passeggiata di ogni mattina
pioggia o vento o neve o tristezza da spazzare ogni sogno della notte,
a quella svolta quella che facesti verso il desiderio sconosciuto
a quella svolta esiti e non verso casa ma verso quel cancello
del tuo unico amplesso condiviso, ti dirigi
ed io a volte ti lascio fare qualche metro e sto fermo a guardarti
ti pendo in giro dentro di me ma non una parola ti dico di lei
se non dai che è tardi e la tua ciotola ti aspetta, che diamine, non ho tempo da perdere io...
mica sto tutto il giorno a fare un tubo come te ed a sognare
quell'unico spiraglio di emozione passata e smarrita nella mente
di cui anche il ricordo diventa riverbero e nostalgia scordata e potente.
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a Toby, mio e suo malgrado, il mio cane.