Visto da lontano
mi parve un'officina
dove si fa l'ultima scelta
del salvabile
Privo di giardino
con qualche albero quà e là
come una follia provvisoria
Mi colpì una gazza
che passeggiava
sul tetto delle macchine
e come a voler narrare l'anima
del posto
distante dall'uccidere
dal salvare, dal creare
il tutto confermato
dai veloci passi
e dall'abulìa dei volti
come fuori da un tempo
che non li voleva
Entrammo nella hall
vidi due portieri
che nel dormiveglia
si omaggiavano la noia
Accompagnai m ia madre
e nell'attesa la invogliai
a sedere su una panca
che sembrava una metafora
orientale del precario
ovvero della vita intesa
come sosta scomoda
per andare incontro al dolore
Finalmente
uscì un'infermiera
truccata
con la faccia promossa
dal suo gioco d'anche
....ci allungò un foglio
e riqualificò le sagome
con un numero d'attesa
per spronare la memoria
della conta fuori dalla noia
e alleggerire qualche destino
Alla fine mi dissi
oh morte!
quando mi chiamerai
fallo direttamente
sernza farmi passare
per l'inferno di quella
sala d'attesa
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dal volume: voci dall'inferno