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Pubblicata il 25/01/2002



Eppure io m’accorgevo che qualcosa era cambiato,
scrutando il mondo dal mio chador.

Dietro quegli sguardi
non più l’avida ferita di chi t’ignora
,neppure quella , ora bastava.

Adesso erano occhi sprezzanti di rabbia
che avvolgono
come il condor che circonda la sua preda
assaporandone la lenta fine.

Lame di parole d’odio sussurrate
che premono sul mio capo
come corona di spine.
Un dolore così forte
che svuota le cavità dal marcio
di un gesto di gratuità venduta
a basso prezzo
,ma mai cercata
e ti scopre più simile alla sofferenza
e più vicino al tuo dio.

Oggi almeno
non sciogliere
dalle labbra il tuo rancore,
ospitando tra le tue braccia
la mia vita .
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