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Utente eliminato
Pubblicata il 23/04/2004


Passeggio avanti e indietro per la strada ed incontro volti nuovi,stranieri.
Gente ricca e profumata che ottiene tutto allo schioccare delle dita.
Una bella donna e una bambina di fronte a me,strette per la mano;di sicuro mamma e figlia.
Ben vestite e con l’aria da regine. Le guardo dal mio angolo di strada; penso cosa mai possano sapere di una come me, o del mio povero paese.
Loro così belle;aggraziate,dal viso raggiante di felicità.
Sapranno di certo scrivere e leggere;avranno soldi e governanti;letti caldi su cui dormire serene e pranzi gustosi che io non mangerò mai.
Io sono qua,a pochi respiri da loro,vestita di sudore e povertà.
Non ho casa,vivo in una “ fogna”;la mia bocca non mastica cibo da tre giorni ormai.
Le mie uniche amiche ,sono queste lucciole di fianco a me.
Anime in cerca di un uomo che dia loro qualche soldo in cambio di un attimo “d’amore”.
Mia madre è una di loro,una di noi. Un’altra vittima della prostituzione!
Va via la mattina all’alba,e torna alla sera barcollante di stanchezza e rabbia.
Mio padre gira per le strade vagabondo di speranza,cercando carità dalle mani della gente forestiera.
Sono la terza di cinque sorelle;tutte unite da un unico destino: la povertà,e la paura di non vedere mai la luce di un domani libero.
I miei giorni sono il riflesso di quelli addietro;fatti tutti di volti bavosi che mi chiedono sesso in cambio di qualche povero spicciolo che mi aiuti a campare.
Quando poi mi va bene,incontro un uomo che mi da un paio di dollari in più, in cambio di una nuova perversione che spacca in due il mio stomaco sdegnato.
Loro,intanto,camminano felici;strette nel loro amore.Io vengo avvicinata dall’ennesima faccia che mi porterà via con sé,in un albergo ad ore; portandosi,come un souvenir, un altro pezzo di questa anima stanca e piegata.
Vorrei una vita frusciante ,come gli alberi al vento.
Sogno un milione di sorrisi che accendino il cuore di bimba che c’è oltre questo corpo.
O forse sogno solo,una tiepida carezza d’amore,ma vero.
Adesso vado ,insulterò ancora la mia carne,per sopravvivere al destino.
Mamma e figlia vanno via senza sapere,neanche,che io esista.
La macchina mi aspetta,mi guarda eccitata, ansimante e, mentre chiudo gli occhi,vedo me accanto a un fiume con in mano una barchetta di carta.
La poggio piano sull’acqua fresca ,ed essa inizia a nuotare libera;leggera,come la mia anima che vorrebbe danzare felice ,ed invece si ritrova sola;al buio,prigioniera.

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