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Pubblicata il 19/04/2004
NERA

Mille Veneri svestite danzano, ancheggiando con fare sensuale a ritmo di allegorici Tamburi. Il sudore si mischia, le pelli intrise si sfiorano, nell’etere l’odore della lussuria. Esco dalla mischia,ho sete vado al bar,sorseggio lento una miscela inebriante e mentre narciso mi guardo nella menzogna di una specchiera ti vedo. No, non è possibile… sei li, sei vera. Ti guardo ma senza esagerare, non voglio offenderti. Ma cosa ci fai qui? Mi chiedo. Tu non appartieni a questo, sei il frutto più dolce della mia folle utopia. Lo sento sei tu; quel volto ,nelle mie notti, nei miei sogni, il tuo viso lo ricordo. L’ho visto quando il mio pensiero si allontanava. La tua purezza, ci avevo rinunciato. I tuoi occhi scuri narrano di un luogo lontano e sconosciuto che sento la mia patria, non tocco le tue mani ma le so calde e innocenti. Appari persa come sabbia di luna caduta nel deserto. Silenziosa seta lucida accarezza il tuo marezzato corpo. Entro in pista e invisibile ti seguo con lo sguardo, mi assento. Non danzi come le altre non sei volgare,tu accarezzi il vento. Vorrei che i nostri sguardi si incontrassero ma ho paura. Non voglio che la tua celestiale immagine svanisca in un gesto deludente. Potrei conoscerti ma ti renderei tristemente reale, preferisco averti nella perfezione dei miei sogni, preferisco che resti la mia più dolce Utopia. Li ti conosco, li il tuo nome è Nera.

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